Sogno di stanotte, fresco di giornata.
“Devo andare a Santarcangelo, per lavoro; lì scopro che c’è la fiera è non si può parcheggiare.
Arrivo in un piazzale vuoto (c’è solo un’auto, di colore simile alla mia); non so perché ma non parcheggio lì; troverò un posto in una via vicino a una casa.
C’è una riunione, non so per cosa; il comandante è una donna (la segretaria del sindaco di San Gimignano?).
A fine riunione vengo a sapere che Piero M(…)etto (simpaticissimo collega riminese) ha un tumore, con poche speranze.
Vado in cerca dell’auto, è buio, c’è un venditore di fiori molto insistente ma io rifiuto di comprare (forse si lamenta che deve vivere e credo di averlo pensato anch’io).
Non trovo l’auto… ne prendo una e con quella vado a vedere nel primo parcheggio, poi scopro che la mia era vicino a dove mi trovavo inizialmente.
Parcheggio l’auto in un posto molto visibile così che la ritrovino in fretta.
Penso alla presenza di telecamere e agli alibi che potrei portare; penso al peculato d’uso, non so decidermi su come procedere, se riportarla indietro dov’era o lasciarla nel parcheggio ben visibile.
Incontro un collega, che è ad un punto fisso a un ingresso della fiera, non so cosa ci diciamo.
Con un uomo, parlo di Piero.
Con Grazia Verni sono a fianco di un pagliaio dove c’è gente che si immerge in una poltiglia nera; ce n’è anche a lato come in un panettone scoperto.
Parliamo di Piero, lei forse mi dice che non devo diffondere la notizia ma io l’ho già fatto.
Le dico o chiedo se deve restare sempre in casa, ma la risposta è negativa, forse può uscire la sera… poi forse di parla di due possibili terapie alternative e, ancora col dubbio, io propendo per una…”
Questo il sogno, dopo una notte travagliatissima, con sveglia alle 4.15 con mal di stomaco ed attacco di angoscia, di quelli che ormai quotidianamente devastano le mie giornate.
Dunque angoscia e ancora angoscia, paralisi del pensiero… ma angoscia per cosa?
Per il timore di perdere un amore che non esiste.
La minaccia mi ricorda Sauron, ovvero l’occhio di Sauron per come è reso nel film: pupilla sempre all’erta, sempre a scrutare e cercare…
A questa ricerca sto immolando la vita con tutti i disastri che ne conseguono: ricerca di un amore inesistente a scapito della valorizzazione di ciò che incontro di buono.
L’imperante angoscia può ben venire sia dalla contemplazione di questo ordine tremendo, sia dall’inasprirsi di questo a fronte delle mie riflessioni in merito alla sua non convenienza.
Curiosa l’idea che ho avuto nel sogno: la qualificazione del comportamento del prendere l’auto altrui (il pensiero di un altro?) come peculato d’uso e non furto.
Utilizzo illecito di qualcosa detenuto legittimamente in ragione del proprio ufficio: potrebbe esserci un parallelismo tra questa ipotesi di reato e la tirannia dell’amore che non c’è.
È possibile por fine ad una costruzione di pensiero così prepotentemente invasiva?
Riprovo ancora a riprendere il cammino.