La scomunica delle 4 giornate di Napoli

Ignoro di chi sia la competenza, ed è ignoranza grave per un protoclericale come il sottoscritto, se della Sacra Congregazione per la dottrina della fede o della Sacra Congregazione dei riti, dilemma di non poco conto per le possibili conseguenze ma sono quasi certo che una scomunica latae sententiae ci stia tutta.

Veniamo ai fatti, anzi agli antefatti: siamo a Napoli, tra il 27 e il 30 settembre 1943 e la situazione è terribilmente seria.

Ci sono eserciti contrapposti, nella penisola, da una parte gli ex alleati tedeschi, dall’altra le forze alleate che sono sbarcate per darci una mano a liberarci da quello che un tempo ingombrante alleato ora è uno spietato invasore.

Bisogna anche ammettere, a onor del vero, che male fecero i resistenti a resistere perché esposero così i civili alle violenze dei barbari teutonici: la resa sarebbe stata molto più indolore.

Così ragionando si potrebbero accusare i partigiani delle stragi naziste, Marzabotto, ad esempio: se invece di rifugiarsi in montagna, organizzarsi per combattere i nazisti si fossero dedicati alla raccolta di funghi e castagne oltre a rilanciare l’economia non avrebbero causato l’ira funesta dell’empio invasor.

E invece i suddetti partigiani, ignorando le accorate perorazioni di tanti nobili spiriti pacifici … scusate forse ho confuso l’Italia del 1943 con l’Ucraina di questi tempi, ma sto invecchiando e le idee mi si confondono un poco.

Bene, torniamo ai fatti; dicevamo di essere a Napoli: la città, insofferente del giogo tedesco, inizia a ribellarsi: “sien barriera i nostri petti; non echeggi che un sol grido: guerra e morte allo stranier!”

La città viene liberata un giorno prima dell’arrivo degli alleati: un episodio da ricordare, celebrare e di cui essere legittimamente orgogliosi.

Come ogni anno, anche questo 2024 ha visto le celebrazioni e qui casca l’asino.

La banda dell’Arma dei Carabinieri ha eseguito alcuni brani: ‘Ma non tutta la vita’ dei Ricchi e Poveri, poi ‘a città e Pullecenella’ e a seguire ‘Ymca’ dei Village People.

È partito all’attacco un consigliere municipale che si è lamentato della scelta musicale carabinieresca, “dopo l’accorato discorso commemorativo agli studenti da parte del rappresentante dell’Anpi”, “trasformare la commemorazione dei funerali dei martiri antifascisti in una grottesca festa di piazza non è solo un atto diseducativo per i giovani”, ma “è anche un’operazione politica ignobile” (citazioni dal sito dell’ANSA).

Ovviamente “Critiche analoghe sono arrivate anche da altri esponenti politici e da semplici cittadini”.

Ne ho già parlato in un’altra occasione: il mito della resistenza è come la madre di Norman Bates, uccisa ma mummificata per tenerla in vita seppur morta.

https://www.cogitoergoadsum.it/wordpress/guerre-di-religione-e-gioventu-nazionale/

L’evento di oggi è sacralizzato, trasformato in un rito in cui tutto si irrigidisce perché i custodi non possono perdere il potere di gestire il feticcio, così anche le musiche della banda devono sottostare alla occhiutissima censura dei sacerdoti.

La celebrazione eucaristica cattolica è ormai molto più “elastica” dei rigidi protocolli della nuova religione.

Il pensiero non accetta il non esercizio, di qualcosa deve occuparsi e la religione – ne hanno parlato Sigmund Freud e, portandone a compimento il pensiero, Giacomo Contri – è un ottimo campo d’azione.

Pensando alla storia dell’arte, il barocco ha fuggito il vuoto cercando di saturarlo con scenografie imponenti e solenni in modo che il singolo, nella sua piccolezza, trovasse rifugio tra le amorevoli e sollecite braccia di color che sanno.

Banalizzo, semplifico e probabilmente mi sbaglio (anzi sicuramente) ma l’uomo non riesce a fare a meno della religione e dove rifiuti quelle che ha a portata di mano ne crea di nuove.

Una versione blasfema del Pater Noster potrebbe essere: “dacci oggi la nostra religione quotidiana”.

Sarebbero possibili altre strade, il divano dell’analista, ad esempio, ma la sinistra italiana (solo italiana?) non ci pensa nemmeno.

Una battuta in chiusura: mi aspettavo che a scatenare polemiche fosse il mondo che gravita attorno a certe figure politiche conservatrici di provenienza militaresca, perché la banda dei Carabinieri che suona YMCA, famosa per essere considerata un “inno gay” (fonte wikipedia), proprio è il mondo al contrario.

Parma, 4 ottobre 2024, festa di san Francesco d’Assisi (patrono d’Italia) e memoria di san Petronio (patrono di Bologna)

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