La forma dell’ideologia è il titolo di una bella mostra che si è tenuta in primavera ed estate nella centralissima Piazza Garibaldi, nel Palazzo del Governatore, a Parma; l’ho visitata quando ormai eravamo alla fine, anzi proprio l’ultimo giorno, il che mi ha fruttato uno sconticino sul prezzo del biglietto, cosa che ho apprezzato, vista l’estrema cortesia degli addetti (milanesi) alla biglietteria.
Ero leggermente prevenuto, lo ammetto, ma ho scoperto che la vita artistica della città, allora cecoslovacca, è stata comunque intensa ed ha prodotto opere che, seppur connotate ideologicamente in maniera inequivocabile, sono decisamente belle e meritevoli di essere viste.
Che i loro autori siano stati condannati ad una sorta di damnatio memoriae, vista la sudditanza ai voleri del partito dominante non stupisce, perché è regola consolidata che i vincitori foraggino e sostengano chi dalla loro parte si è schierato (penso, ad esempio, in Italia ad Adolfo Wildt) e releghino gli altri nei ghetti dell’emarginazione e dell’oblio.
A Praga c’è stata una grande produzione artistica, diversa pur nella comunanza dei temi, il lavoro, la difesa della patria, il progresso sociale, per fare alcuni esempi.
Il tema del lavoro è molto ben illustrato, con l’esaltazione sia dell’aspetto industriale, sia di quello più “bucolico” del lavoro dei contadini; le figure sono, prevalentemente, dure, con contorni forti, quasi a dimostrare che ogni attività, anche il lavoro in fabbrica di ogni giorno è una forma di lotta per la vittoria comunista, un passo avanti per “conquistare la rossa primavera, dove sorge il sol dell’avvenir”, illusione che ha macchiato di rosso l’avvenire, ma rosso del sangue delle vittime della persecuzione.
Non ho le competenze per aggiungere più di tanto; ho letto che nel dopoguerra vi fu il divario tra coloro che preferivano un’arte di più immediata fruizione (quindi, direi io, figurativa e sempre nell’alveo del realismo) e quella più attenta alle avanguardie, destinata, però, solo ad una ristretta élite culturalmente attrezzata.
Mi sono piaciute, poi, le foto delle universiadi dove gli atleti sembrano comunque più soldati che sportivi, d’altronde quelli erano tempi in cui non si scherzava e la competizione con l’occidente passava anche attraverso la propaganda sportiva.
La forma dell’ideologia, una bella mostra, in chiusura, che ho apprezzato sul serio.
Parma, 28 luglio 2019 memoria dei Santi Nazario e Celso Martiri, di San Giacomo Ilario (Emanuele) Barbal Cosàn Religioso martire, di San Pedro Poveda Castroverde Fondatore, martire e dei Beati Giuseppe Caselles Moncho e Giuseppe Castell Camps Sacerdoti salesiani e martiri