La Cripta dei Cappuccini

Ho letto, con grande piacere, alcune opere di Joseph Roth, tutte improntate di un certo clima di pensiero: ho prediletto  quella che dà il titolo a questo post.

Sarà il fatto che ho visitato, per ben due volte, la cripta in quella meravigliosa città che è Vienna o non so quale consonanza col protagonista, il fatto è che questa opera me la sono letteralmente bevuta d’un fiato. Roth ha saputo, con grande abilità, tratteggiare una figura di uomo sconfitto, innanzitutto nel suo rapporto con la Madre, figura inavvicinabile, altera, incarnazione di un’astrazione; è il caso di dire che si è in presenza di una delle tante testimonianze che non è vero che nessuno ama come la mamma.

La Mamma predice al figlio-suddito un futuro che si avvererà grazie proprio alla collaborazione di questo; ne è distrutto ogni possibile pensiero di rapporto con una donna.

Di seguito mi sono permesso di citare alcuni brani che esplicitano il pensiero sconfitto del figlio, tanti, tantissimi altri avrei potuto indicare sia dall’opera in questione, sia dalle altre che ho letto dello stesso autore;.

Roth come Freud è ebreo ed austriaco, nato quasi mezzo secolo dopo di lui eppure ben diverso è il loro percorso: Roth diventa cattolico e legittimista, Freud sarà accusato di essere filocattolico, l’uno massacrerà il proprio pensiero soffocandolo nell’alcol, l’altro porrà le basi per la correzione del pensiero malato.

Bene, ecco di seguito le citazioni.

“Al tempo, prima della grande guerra, era infatti in voga una sprezzante alterigia, una fatua confessione di quello che si definiva “decadentismo”, un’immensa stanchezza, in parte simulata, commista a una noia priva di motivo. In quell’atmosfera trascorsi i miei anni migliori. Un’atmosfera nella quale i sentimenti trovavano a malapena posto e le passioni erano rigorosamente tabù. I miei amici avevano piccole e insignificanti liaisons, donne che si smettevano e talvolta venivano finanche date in prestito, come soprabiti. Donne che come ombrelli venivano dimenticate o abbandonate di proposito come fastidiosi pacchetti, dai quali si distoglie lo sguardo per paura che ci vengano riconsegnati.”

“Forse, probabilmente, si era ormai rassegnata alla crudele legge della natura che obbliga i figli a dimenticare velocemente la propria origine, a vedere le proprie madri soltanto come anziane signore, a non ricordare più i seni dai quali hanno ricevuto il primo nutrimento; legge immutabile che obbliga le madri a vedere i frutti del proprio grembo diventare sempre più grandi, sempre più estranei, inizialmente con dolore, poi con amarezza ed infine con rassegnazione.”

“Mia madre ci riflettè un attimo  e poi, con mia grande meraviglia, disse: “Certo, ragazzo! Non desidero una ballerina come figlia, ma una ballerina almeno è onesta. I costumi discinti sono una cosa evidente. Non c’è imbroglio, non c’è inganno. Per quanto mi riguarda uno come te può pure avere una relazione con una ballerina. Ma l’artigianato artistico vuole essere sposato. Non capisci ragazzo? Quando ti sarai ripreso dalla guerra, te ne accorgerai da solo.”

“Allora compresi per la prima volta perchè le donne amano più le loro case e i loro appartamenti dei loro mariti. Preparano i nidi per i discendenti.  Con inconsapevole malvagità intrappolano l’uomo in una inestricabile rete di  piccoli doveri quotidiani ai quali non potrà più sottrarsi.”

Le citazioni sono tratte dall’edizione  “Grandi tascabili Economici Newton”

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