ius soli battesimo e psicoanalisi

Si potrebbe dire che il battesimo non è un caso di ius soli perchè servono i padrini, la domanda e l’accettazione, anche se non vi è obiezione quanto al resto (sesso, età, ceto, provenienza geografica, ideologia, precedenti morali o penali); col battesimo si riceve invece una nuova costituzione (infatti c’è la morte e resurrezione con l’immersione nelle acque) che fa cittadini a pieno titolo e senza limite alcuno (si appartiene “di diritto” ad ogni comunità che si abbia occasione di incontrare). Non corpo mistico ma rapporto giuridico.

Una volta ricevuta la nuova costituzione non è più cancellabile anche se ha vari destini: è possibile esserle infedeli ma avendola presente (nevrosi), con la confessione che ri-abilita ciò che era stato fatto o lasciato cadere (o trascurato) la si può abrogare (perversione), la si può combattere, nello “sbattezzamento”, con tanto di “richiesta” (che è, in realtà, una pretesa di rinnegamento) formale di essere cancellati dal liber baptismatorum (querulomania, psicosi, paranoia) Col battesimo si è cittadini del mondo in quanto ogni posto è come casa propria (non servono autorizzazioni o passaporti) pur nella varietà dei luoghi e delle usanze.
Il pensiero del melanconico lo definirei ius pagi, diritto del villaggio, di un villaggio da cui si ritiene di non poter uscire perchè circondato e minacciato senza tregua da un invisibile nemico (che non c’è); il paranoico invece potrebbe avere uno ius tyranni (qui comanda sempre e comunque qualcun altro, da obbedire o combattere,  poco cambia).

Il nevrotico… ha un rigidissimo ma al contempo traballante ius sanguinis (la famiglia, lo stato, la comunità, qualcuno insomma che lo autorizzi).

Rigidissimo perchè il nevrotico ritiene di non poterne fare a meno: ci deve sempre essere Qualcuno o Qualcosa che dia il permesso, che sia fondativo (“cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente avrei bisogno di…” da Centro di gravità permanente, Franco Battiato) del pensiero.

Traballante perchè preferisce non sapere, ma in fondo sapendolo che è una finzione la soluzione che ha elaborato, tanto posticcia da mostrare crepe che presto o tardi richiederanno una presa di posizione (generalmente nel peggio).

La psicoanalisi permette di ri colonizzare una terra desertificata, di diventare cittadino a chi si sentiva suddito, quindi un cambio di cittadinanza (“faccio nuove tutte le cose”,”nel deserto aprirò una nuova strada” ecc ecc), la direi uno ius soli mediato perchè l’acquisizione della nuova cittadinanza avviene attraverso un lavoro che è una sorta di parusia, già e non ancora: lo è già nell’iniziativa di chiedere (chiedere non pretendere, in questo non potrà mai essere ius soli assoluto) di iniziare (pensiero sano), non lo è ancora nel cedimento alle tentazioni cioè nelle scorie da lasciar cadere.

Lo psicoanalista mi sembra assimilabile ad un giudice costituzionale (che non ha bisogno di appartenere ad un ordine bastando la competenza) che assieme al “paziente” pone a confronto con la costituzione le leggi, multiformi, ricevute e o prodotte dal paziente stesso, permettendo che emerga ciò che è legittimo da ciò che è superfetazione, cioè parassita.

Al paziente poi vedere cosa farsene ovvero se permanere nello ius soli acquisito, cioè pensare da civis optimo iure, oppure tornare allo ius sanguinis del suddito.

Ho motivo di credere che il ministro Kyenge non pensi allo ius soli in questi termini.

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