Sentivo di sfuggita al tg che monsignor Scarano (avevo scritto Sparano, un bel lapsus) prete cattolico coinvolto in presunti loschi traffici di riciclaggio, avrebbe l’abitudine di consultare quotidianamente un indovino.
Non voglio saper nulla dei reati che si presume abbia commesso, ci pensi la magistratura ad acclarare le responsabilità; nè mi interesso dei suoi peccati che, se lo riterrà, vedrà di raccontare al suo confessore. Mi preoccupo del rapporto con l’indovino: se fosse vero questo solo fatto richiederebbe, secondo me, l’immediata riduzione allo stato laicale.
Un sacerdote cattolico non può celebrare Messa e predicare la parola di Gesù ed andare da un indovino; proprio Gesù ci ha liberato da maghi, fattucchiere, indovini e superstizioni varie.
So bene che in passato ciò è accaduto spesso; mi basta ricordare qui lo straordinario pavimento del duomo di Siena, con le sibille ed Ermete Trismegisto, opera d’arte di una bellezza fuor del comune ma decisamente poco cristiana o meglio cristiana nella misura in cui questi ultimi si sono bevuti il cervello, dimenticando la pietra angolare su cui il cristianesimo ed anzi il cattolicesimo dovrebbe fondarsi.
Tutta questione di pietre angolari: la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata testata d’angolo (Mc 12,10) il che sta a dire che tutto si basa su quella pietra; ciò che non è costruito a partire da quella non edifica nulla, non porta a nulla. Un indovino, cartomante, astrologo o chissà che altro costruisce su altre pietre angolari, spesso immagino anche molto religiose.
Gesù, il suo pensiero per com’è riportato dai vangeli, è altro; se un presbitero edifica su questo altro è bene che vada a fare altro.