Debbo alla squisita cortesia dei miei colleghi di sindacato (non di Parma, com’è ovvio) l’opportunità e relativa sfacchinata di recarmi in quel di Ferrara per un paio di serate formative.
Occasione cui non ho potuto resistere per due motivi: la necessità di staccare da un luogo di lavoro che avverto sempre più come opprimente e la piacevolezza di visitare una città che apprezzo sempre per la sua bellezza.
Anche stavolta non sono rimasto deluso sebbene abbia rilevato alcuni motivi di perplessità: molte strade dissestate per via di un acciottolato che non è sicuramente amico di nessun tipo di veicolo (Ferrara sarà anche la città delle biciclette ma mi chiedo come possano girare agevolmente in queste stradine fatte di sassi), molti graffiti sui muri, molto lavori in corso e molte chiese chiuse (tra le quali la cattedrale, chiusa e infagottata) a tacere dell’oggetto del mio desiderio, quel Palazzo Schifanoia che da tanto desidero visitare senza mai esserci riuscito.
Nonostante la salute cagionevole (continuo ad avvertire dolori di stomaco e non solo, nonostante le ingenti quantità di Lucen che ingurgito ogni giorno) mi sono concesso la visita del centro storico, con particolare attenzione ad alcuni obiettivi sensibili: primo fra tutti il Museo della Cattedrale, che avevo visitato decenni or sono in compagnia dell’ottimo don Piero, poi la Palazzina di Marfisa d’Este, il Museo archeologico nazionale, il Castello Estense oltre a chiese varie ed eventuali.
Mi è sfuggito il cimitero ebraico, con grande disappunto.
Nemmeno ho gustato le prelibatezze di Ferrara che mi ero concesso in occasione della precedente visita, sia per via dell’orario infame (per cenare) sia per colpa di stomaco e intestino che, come detto, non collaborano affatto.
Il pomeriggio del primo giorno è stato dedicato al Monastero di sant’Antonio in Polesine, che avevo già visitato: speravo di poter accedere in orario di apertura alla parte di chiesa con gli affreschi medioevali che non avevo potuto fotografare per via della monaca poco collaborativa; purtroppo la chiesa aperta è quella per i fedeli per cui sono rimasto a bocca asciutta, ma pazienza.
Ho rimediato subito recandomi presso la Palazzina di Marfisa d’Este; qui sono stato protagonista di un curioso scambio di battute: un’addetta alla reception mi ha chiesto se fossi ferrarese, dicendo che ne avevo l’accento; la curiosità dove sta? Nel semplice fatto che sono di origini parmigiane, ho studiato a Bologna, vissuto per decenni a Rimini e per un periodo a Modena, ma in nessuna di questa città il dialetto somiglia vagamente a quello ferrarese.
Come possa sembrare ferrarese è inspiegabile, ma ne sono rimasto lusingato.
Dopo avere girovagato per il centro, con passaggio nella famosa e medioevale via delle Volte, essermi concesso una parca cena (spesa 8 euro circa, ‘na miseria nera), mi sono fiondato nella sede dell’ex Mof, una palazzina di un simpatico colore verde, di origine fascista (escluderei il colore), entro la quale c’è una bella sala conferenze con due affreschi; in questa sala ho avuto il piacere e l’onore di intrattenere una trentina di aspiranti agenti di Polizia Locale.
Una classe seria, con cui credo di aver lavorato con profitto sebbene non abbia avuto l’occasione di adottare nessun “cucciolo”, come successo in diverse e precedenti occasioni; anche in questo caso: pazienza.
Qui ho avuto anche l’onore di conoscere una delle giovani speranze e promesse del sindacato, un simpatico e cortese giovanotto, Diego, che è stato delizioso e accogliente; assieme a lui una non meno gentile collega, Irene, tra l’altro anche bella ed affascinante: entrambi hanno contribuito a rendere piacevoli e serene le due serate.
Il giorno successivo, dopo una colazione spartana, ho iniziato la visita del al Museo della Cattedrale.
Da lì mi sono trasferito al Museo archeologico nazionale, ospitato in Palazzo Costabili, che custodisce i ritrovamenti della città etrusca di Spina.
Visita al Castello Estense con tanto di mostra, poi, casualmente, alla Chiesa del Gesù e anche il secondo incontro si avvicinava così, lasciato il centro città, sono tornato all’ex Mof dove ho pontificato fino alle 23.00 per poi riprendere l’auto e tornarmene direttamente a casa: sono andato a letto alle 2 dell’ 11 ottobre e, dopo mesi e mesi, sono riuscito a trascorrere una nottata tranquilla.
La meteorologia mi ha assistito, visto che sono stati due giorni di relativo bel tempo, tuttavia l’assenza di nebbia (grazie al cielo visto che ero in auto e non in treno) avrebbe conferito a Ferrara quell’aura di impalpabilità, mistero e decadenza che trovo molto confacente alla capitale estense.
Durante la trasferta ferrarese ho anche preso un’iniziativa inconsueta per il periodo che sto attraversando: ho invitato ad un’uscita a cena un collega che stimo molto e che vorrei frequentare più di quel pochissimo quasi niente di adesso; ne ho avuto un cortese diniego, con gran dispiacere (mio), un fallimento per dirla in termini sintetici e brutali.
Parma, 11 ottobre 2019 memoria di san Giovanni XXIII Papa e del Beato Angelo (Angel) Ramos Velazquez Coadiutore salesiano martire