incidente sulla via del ritorno

Domenica, dunque, me ne stavo tornando da Trento ascoltando Radio Padania; prima volta in vita mia e casualmente poiché ci sono finito sopra soltanto perché la sintonia automatica mi ci ha portato per errore; in corso un programma sulla percezione della sicurezza sociale, secondo gli ascoltatori; quale risultato ci si può aspettare da un’iniziativa di tal genere? non aggiungo altro.

Il viaggio procedeva tranquillo fino a quando, uscito dall’autostrada a Pegognaga, me ne venivo bello bello verso Parma; improvvisamente mi trovo davanti un paio di auto ferme e, subito dopo, quel che mi sono immediatamente immaginato: un incidente stradale: una moto a terra messa male e un’auto ferma poco più avanti.

Mi fermo subito a prestare soccorso e mi offro di chiamare il 118 visto che i due baldi giovani a bordo del centauro non sono proprio in forma, con uno, in particolare che ha un colorito poco rassicurante.

Il colloquio con l’addetta del 118 è stato abbastanza paradossale perché lei giustamente voleva sapere la posizione esatta del sinistro ed io non ero in grado di dargliela visto che non avevo idea di dove mi trovassi.

Fortunatamente è sopraggiunto un signore che mi ha date le informazioni del caso così sono partiti i soccorsi; ho chiesto anche se ci pesavano loro ad avvisare le forze dell’ordine ed avuta conferma mi sono messo a fare quel che potevo, cioè a garantire la sicurezza della circolazione. Ho rassicurato il giovanotto che aveva probabilmente il polso fratturato, ho tranquillizzato il conducente della moto, un giovanotto vagamente palestrato che si lamentava del fatto che la moto era nuova (e da buttare) quindi mi sono messo a fare un bel senso unico alternato visto che i mezzi occupavano una corsia soltanto.

Non che sia un fenomeno, ma aiutato dal traffico non intenso, ho gestito bene la situazione, senza che si creassero file o situazioni di pericolo.

Sono poi arrivati i carabinieri, di cui mi sono messo a disposizione; gli ho detto che, se ritenevano, avrei potuto continuare a dirigere il traffico in modo da lasciarli liberi di effettuare i rilievi del caso; avuta risposta positiva ho chiesto se potevano prestarmi la loro giacchetta, giusto per evitare discussioni con gli eventuali automobilisti che si fossero fermati ed aumentare la mia visibilità; il carabiniere mi ha guardato in tralice; per evitare equivoci gli ho spiegato che ero un collega della municipale, al che per tutta risposta ho ricevuto una frase del genere “darle la giacchetta con scritto carabinieri? sta scherzando?”

Non debbo stare a precisare che aveva ragione a rifiutarmi la cosa, per carità, ho sbagliato io a chiederla, in fondo non sono che un operatore della polizia municipale no? ma il tono scandalizzato della risposta/domanda mi ha sconcertato; un molto più banale ma cortese “non posso farlo per ragioni di regolamento”, ad esempio, l’avrei compreso molto meglio. Ho ringraziato e mi sono immediatamente congedato.

Loro hanno semplicemente bloccato la circolazione (e io mi sono messo diligentemente in fila) ed abbiamo dovuto aspettare che finissero i rilievi, cosa assolutamente non necessaria.

Ne ho tratto una morale semplice semplice: mai offrire aiuto; una volta compiuto quel minimo di dovere civico imposto dal senso di umanità (fermarsi ed assistere i feriti), se non vi sono vincoli giuridici (rendere testimonianza se si è assistito ai fatti), la prima cosa che farò la prossima volta che dovesse capitarmi un fatto analogo sarà andarmene quanto prima per i fatti miei.

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