Accade un pomeriggio di fine inverno… che mi reco in libreria, in centro a Modena, cerco l’introvabile volume di Kelsen “Il problema della giustizia”, non lo trovo nemmeno stavolta ma mi sento benignamente osservato dall’addetta: decido di prenotarlo sebbene non ne avessi l’intenzione.
Scambio quattro chiacchiere cordialmente.
Torno a prendere il libro, arrivato velocemente, ho giusto un’ora, il tempo concessomi dal tiranno disco orario; mi fermo a chiedere consigli – stento a riconoscermi, chiedere consigli a una sconosciuta, io? – si chiacchiera di vari argomenti, sul come si vive a Modena (per ragioni opposte siamo assai critici), sull’inaugurazione recente della casa museo Ferrari (e di nuovo siamo critici ma stavolta in sintonia, valorizziamo i musei modenesi ed in particolare la Galleria Estense: il Busto di Francesco I del Bernini – e tralascio, a torto, il Crocifisso di Guido Reni – è un capolavoro tale che dovrebbe avere file ininterrotte in contemplazione ogni giorno, festivi compresi e, invece, se ne vive nella solitudine dei grandi); scopro che lei è di sinistra (estrema quasi, temo e tremo), le dichiaro il mio amore per l’Impero asburgico – credo mi ritenga un po’ strano – e tuttavia mi guarda, almeno a me sembra, con interesse.
La diversità politica mi spingerebbe ad arretrare, non lo faccio – siamo uomini perdindirindina – peccato non avere la mia sciarpa da sfoggiare: ricordo parole sulla diversità come valore… il tempo vola, il superegoico disco orario mi richiama all’ordine: acciderbolina devo scappare.
Ho comprato tre libri anziché uno soltanto, ho fatto la tessera fedeltà ed ho ricevuto uno sconto del 15%: un buon trattamento, una delle poche occasioni capitatemi in questa terra che, giorno dopo giorno, scopro poco accogliente.
Tornerò? non lo escludo, come le dicevo “Ubi bene ibi patria”.
Apprezzo gli imprevisti.