E siamo al terzo anniversario: il mio caro amico, l’ottimo Federico Buzzi, compagno di scuola al liceo scientifico Giacomo Ulivi, sono tre anni che vive nel seno di Abramo.
Non voglio scriverne un necrologio, sarebbe inutile, chi lo ha conosciuto sa bene che tipo d’uomo fosse ma contribuire a tenerne viva la memoria nel gran mare del web.
Una memoria che non è solo un ricordo, grato per le tante occasioni che abbiamo condiviso, ma una forza viva per il presente, una cornucopia da cui estrarre energie (cioè buoni pensieri) per vivere meglio ogni giorno.
In questo periodo, in particolare, che mi ha visto frequentare con una certa assiduità gli ospedali, ho avuto modo di pensare spesso a Federico, rimpiangendone l’assenza, pensando a quali attenzioni mi avrebbe dedicato.
Mi avrebbe sostenuto con l’attenzione che sapeva riservare alle persone, non solo agli amici.
Ricordarlo oggi è fare memoria di un’eredità ricevuta; eredità di idee, pensieri, rapporti che hanno fatto sì che io sia cambiato di fronte a situazioni che consideravo chiuse senza appello.
Al suo tramite devo certe soddisfacenti riaperture (non sto qui a dettagliare) del che continuo ad essere grato.
L’eredità ricevuta, una volta valutata e lasciate cadere le scorie, è una ricchezza da reinvestire con possibile ricchezza per l’intero universo.
Grazie a Federico sono più ricco, decisamente migliore di quel che sono stato un tempo (ad esempio un odioso ed inibitissimo liceale); non solo grazie a lui, com’è ovvio ma senza il suo contributo altri ne sarebbero mancati.
Come avrebbe detto Giacomo Contri, ha portato acqua al mio mulino.
Resto sicuro che, in altro modo, continui a farlo anche ora.