Il razzismo in Italia

Un ottimo articolo di oggi, del Corriere della Sera, a firma di Antonio Polito, mi è molto piaciuto: è dedicato a Matteo Salvini, il ministro dell’interno che è peggio di Belzebù per il sinistro mondo della sinistra italiana ed è un quasi salvatore della patria per l’avverso schieramento del popolo bue.

Gli italiani sono un popolo bue, questa è una mia premessa, come lo sono stati gli americani (votando Donald Trump), come lo è ogni massa, a partire da quella minimale dei due innamorati, come ci insegna Giacomo Contri da anni.

La massa non usa il cervello, da sempre; in questo senso mi permetto di correggere una frase dell’articolo di Polito “Le idee certe volte contano di più dei fatti”: le idee sono fatti come bene ci ha insegnato la Chiesa cattolica “pensieri, parole, opere e omissioni”; parlare non è senza conseguenze, è un atto esattamente come agire.

Fatta questa premessa, Polito racconta che in Italia è stato sdoganato un atteggiamento xenofobo che sta producendo frutti velenosi e che è bene non alimentare.

Il cattivismo, come lo chiama l’ottimo giornalista, fa il paio col buonismo di certa sinistra, uno alimenta e giustifica l’esistenza dell’altro: Salvini ha bisogno del problema immigrati, come la sinistra ha bisogno di Salvini (una volta aveva Berlusconi).

Questo imperante cattivismo, dice Polito “Si può definirlo razzismo? No, in senso stretto. Perché non è (ancora) fondato sulla proclamazione della superiorità biologica e storica della nostra etnia. Ma sicuramente genera forme di discriminazione razziale”.

Se così fosse, ed è effettivamente, ci sarebbe da preoccuparsi ed è per questo che approvo quel che Polito sostiene: “Meglio dunque agire prima che lamentarsi dopo. Per questo ci eravamo permessi qualche tempo fa, dalle colonne di questo giornale, di suggerire al ministro dell’Interno Matteo Salvini di non indulgere al «cattivismo», per quanti consensi gli abbia portato o gli possa portare. Nel ruolo istituzionale che oggi ricopre, e che gli consente di usare la forza coercitiva dello Stato, non si può fare propaganda politica, e si deve anzi produrre qualsiasi sforzo per scongiurare il rischio di conflitto tra italiani e non. Non solo perché lo Stato democratico difende l’incolumità e la dignità di chiunque, compresi gli immigrati. Ma anche perché l’esplodere di quel conflitto sarebbe il fallimento della promessa di «legge e ordine» che il titolare del Viminale ha fatto agli italiani.

Giunto al governo, il ministro Salvini deve ora agire da carica dello Stato e non più da leader politico in campagna elettorale; a lui è richiesto di fare un salto di qualità.

A Matteo Salvini riconosco alcuni meriti: l’avere portato al centro del dibattito europeo la questione, fino a poco tempo fa tutta e solo italiana, dei migranti e l’avere rallentato gli sbarchi dei gommoni e l’attività delle navi delle ong.

Qui si inserisce ancora Polito: “Si può condurre con efficacia una politica di chiusura o di controllo dell’immigrazione senza accettare alcuna discriminazione razziale.”

Questo mi aspetto da Matteo Salvini: che sappia condurre un’efficace politica di controllo dell’immigrazione e che, nel contempo, sappia schiantare sul nascere i rigurgiti di discriminazione razziale ovunque emergessero.

Polito saggiamente scrive: “Innanzitutto bisogna separare radicalmente gli atti di violenza a sfondo razziale da ogni pretesa giustificazione sociale. Di fronte al pestaggio di un ragazzo nero mentre sta lavorando, come il giovane cameriere di Partinico, non ha alcun senso ricordare che gli italiani sono esasperati per i reati commessi dagli immigrati. Tra le due cose non c’è nesso, ammesso che non si voglia suggerire che se ne può punire uno per educarne cento.”

Il ragazzo aggredito a Partinico, pare sia stato pestato per il colore della sua pelle: questo è inaccettabile, senza se e senza ma; non ci possono essere discussioni o giustificazioni ad un atto di vergognosa criminalità.

Sull’uovo tirato alla giovane italiana Daisy Osakue che dire? è un atto vergognoso, perchè lanciare uova ad una ragazza è un gesto tanto stupido quanto criminale.

Sulla vicenda ci sono indagini in corso e sono curioso di capire cosa verrà fuori: ho sentito anche stamattina, su La 7, che a Moncalieri sarebbero accaduti già altri episodi identici (stessa auto, stesso lancio di uova) in danno di cittadini non di colore, il che farebbe pensare più a una serie di idiote bravate che non ad un gesto razzista.

Stiamo a vedere cosa si scoprirà; quel che è certo è che la sinistra ha cavalcato l’onda del razzismo perchè, speculare a Salvini, anch’essa ha bisogno di chiamare a raccolta le truppe cammellate per dimostrare di esistere.

Conclude Polito auspicando “una Repubblica che sa essere severa con ogni illegalità, e giusta con tutte le vittime dell’illegalità”: mi associo totalmente a questa idea, è così che mi aspetto che mi aspetto la repubblica italiana, né più né meno.

Scrivendo queste righe mi vengono in mente un paio di episodi che ho vissuto personalmente: il primo risale ai tempi della mia vita riminese; da giovane operatore di quella polizia locale venni destinato al servizio di contrasto dell’abusivismo commerciale.

In più di una occasione mi sono sentito accusare, dai venditori abusivi, di essere un razzista perchè contrastavo la loro attività, così come venivo “ostacolato” da molti bagnanti che difendevano i suddetti venditori che, a loro dire, non facevano nulla di male.

Ricordo il disagio che provavo, l’imbarazzo di trovarmi in difficoltà a far rispettare la legge, gli insulti dei bagnanti e le violenze degli abusivi, nonostante tentassi di farlo con la massima attenzione alle persone coinvolte.

Ne ho ricavato un profondo disprezzo per gli avvocatucoli da strapazzo che, in costume da bagno, si ergevano a difesa dei poveri venditori, quegli stessi che acquistando l’oggettino a basso costo non facevano altro che tenere in vita e far prosperare un sistema di sfruttamento che aveva nei venditori stessi le prime vittime.

Un altro aspetto, inoltre, mi colpiva: che i venditori pretendessero di andare immuni da sanzioni perchè loro erano di colore; quante volte mi sono sentito dire “sei un razzista, mi fai la multa perchè sono nero”; quante volte sono dovuto intervenire per bloccare un venditore che, dovendo essere sottoposto a rilievi per l’identificazione, cercava di mettere in atto comportamenti autolesionistici?

Cosa voglio dire con questo? che il razzismo non è soltanto degli italiani di pelle bianca, ma anche di chi, in base al colore della pelle, pretende di godere di diritti o immunità o privilegi che non gli spettano.

Di questo si è sempre taciuto ma quel che è sotto traccia prima o poi riemerge e non è detto che lo faccia in termini positivi.

Un altro episodio senza pretesa di dimostrare alcunché: in una delle mie purtroppo non abbastanza frequenti visite a Roma mi sono trovato nella zona posteriore della Stazione Termini, mi si perdoni il mio senso dell’orientamento pari a zero; bene, in quella zona di Roma, accanto alle mura leonine (credo) c’era un accampamento, con tanto di tende, fornelli e resti di cibo, sul marciapiedi.

Ci passai che era mattina ed incontrai un gentile signore che vomitava, a fianco di un furgoncino, bottiglie sparse, deiezioni umane e rifiuti vari; ne ebbi una pessima impressione, di degrado e di insicurezza, pensavo ad una donna che si trovasse da sola a transitare in una zona simile, magari di sera.

Un’accoglienza indiscriminata, che poi abbandona a sé stessi i nuovi arrivati, è fonte di quei sentimenti che vengono definiti razzisti: non è tollerabile che lo stato accetti, permetta ed ignori queste situazioni, così come lo sfruttamento schiavistico della mano d’opera che avviene in certe zone del meridione.

Questo è stato permesso dalla sinistra buonista; cosa faranno i cattivisti non lo so, quel che è certo è che non è tollerabile che esistano situazioni di degrado di questo genere, che originano emarginazione, insicurezza, diffidenza.

Regolamentare i flussi e combattere l’illegalità, a prescindere dal colore della pelle, questo mi aspetto dal ministro dell’interno.

Ben sapendo che tutto questo non è sufficiente, come Antonio Polito ha sinteticamente rappresentato.

Parma, 31 luglio memoria di Sant’ Ignazio di Loyola Sacerdote, dei Beati Dionigi Vicente Ramos e Francesco Remon Jativa Francescani, martiri, del Beato Everardo Hanse Sacerdote e martire, del Beato Francesco (Franciszek) Stryjas Padre di famiglia, martire, del Beato Giacomo (Jaime) Buch Canals Coadiutore salesiano, martire, del Beato Giovanni Francesco Jarrige de la Morelie du Breuil  Martire

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