il Palazzo dei Musei
Dopo avere visitato la Galleria Parmeggiani ed il Padiglione Lombroso ove si trova il Museo della storia della psichiatria, buon ultimo arriva il Palazzo dei Musei.
A dir la verità pensavo che in questo palazzo vi fossero raccolte d’arte mentre ho scoperto che la gran parte delle collezioni è dedicata a ben altro, tuttavia la visita è stata comunque interessante ed il luogo è meritevole di un passaggio, con l’ulteriore caratteristica invitante data dalla gratuità dell’ingresso.
Cosa ho trovato in questo museo? Svariate collezioni ma con ordine.
l’atrio coi mosaici
L’atrio innanzitutto, poiché si incontra subito, ancor prima di arrivare in biglietteria, una splendida raccolta di frammenti di mosaici provenienti da chiede o abitazioni della città di Reggio Emilia.
Una parte di questi, com’è intuibile, è di manifattura romana; mosaici policromi con tralci di vite, con kantharoi da cui fuoriescono girali vegetali e con la figura di un uccellino oppure con motivo a pelta trapassata da frecce (pelta? “Scudo di uso molto antico, piccolo e leggiero, di forma ellittica, il più delle volte troncato in alto, con uno o due intacchi semicircolari nella parte superiore. … Poeti e artisti attribuirono la pelta all’armatura leggiera delle Amazzoni. … La pelta entra largamente come motivo decorativo nell’arte, nei fregi architettonici, nei mosaici ecc…” dal sito Treccani online). Non mancano nemmeno i classici mosaici in bianco e nero, ma sono quelli medioevali che mi incantano; questi provengono da varie chiese cittadine: il Duomo, San Prospero, San Giacomo e San Tommaso.
Le raffigurazioni sono tra le più varie, da Eva (Adamo chissà che fine ha fatto) ad animali mitologici di vario tipo, per passare a lotte tra animali, scene di caccia, cavalieri, uomini armati di lancia e spada, lotte tra uomini ed animali, un mascherone demoniaco, due rapaci con colli intrecciati e un cervo assalito da un lupo.
Ci sono anche un frate che porge un otre ad un ragazzo ed il campanario Milio, insomma una bella gamma di opere che invitano anche il passante più distratto a dare un’occhiata.
la sezione paletnologica
All’interno, invece, dopo che un cortese giovanotto mi ha consegnato il biglietto gratuito, eccomi davanti a una raccolta archeologica, anzi paletnologica: ci sono numerose vetrine che espongono tutto quel che è stato rinvenuto nel reggiano (e non solo), in epoca preistorica, a partire dalle tombe.
Il raccoglitore e collezionista fu don Gaetano Chierici che catalogò manufatti che vanno dalla preistoria al medioevo e oggetti etnografici, divisi, secondo criteri positivisti (siamo a fine Ottocento ed il positivismo è dominante), in ordine temporale e suddivisi anche geograficamente.
Di questa collezione fa parte anche la cranioteca, lo dice il nome: raccolta di crani provenienti da siti indagati da don Gaetano Chierici nel territorio reggiano e nazionale; da qui si ricava la conferma scientifica che i reggiani non hanno la testa quadra come i razzisti parmigiani sostengono da secoli.
Ci sono poi svariati sepolcri letteralmente trasportati nel museo.
Gli oggetti non sono soltanto italiani, tanto che ho notato manufatti dall’Abissinia, piuttosto che dall’America degli indiani Sioux e Cheyenne o dagli aborigeni australiani; di questi ultimi c’è una curiosa testa rimpicciolita.
Un interessante camminare in corridoi che rimandano indietro di due secoli poiché l’esposizione segue ancora fedelmente i criteri utilizzati al momento della sua nascita.
la collezione di Lazzaro Spallanzani
C’è la collezione di Lazzaro Spallanzani che ho scoperto essere abitante di Scandiano, costituita da reperti zoologici, con particolare riferimento alle forme di vita marine, paleontologici, mineralogici, litologici e botanici, nonché oggetti di arredo, quali quadri, tavolini e soprammobili.
la collezione zoologica
Importante la collezione zoologica, con alcune ricostruzioni di scene di predazione che immagino avessero un grande effetto sugli studenti accompagnati in visita prima dell’avvento di internet.
Vi è, poi, una enorme raccolta di animali, uccelli, pesci, vegetali e funghi (in misura di molto minore): curioso forse per i bambini, a me poco importa.
la collezione lapidea
Bella e interessante, invece, la collezione lapidea con numerose steli funerarie provenienti da un sepolcreto di Brixellum, l’odierna Brescello, e da ritrovamenti a Reggio, verso Modena; come dicevo steli funerarie che ricordano intere famiglie oppure dei sacerdoti minori (i seviri), un circumlator (trasportatore), un veterano ed una curiosa stele egittizzante di Publeia Tertia, sacerdotessa di Iside, da Campegine, che uno si chiede: una sacerdotessa di Iside a Campegine???
La parte medioevale ha pezzi molto più eterogenei; dalle paraste in marmo rosso di Verona con sei tondi a bassorilievo in marmo bianco rappresentanti i santi protettori di Reggio, opera di Bartolomeo Spani all’Annunciazione, del medesimo autore, dalle decorazioni in terracotta alla vasca battesimale della Pieve di san Polo, dalle vasche per la misurazione di solidi e liquidi, a statue varie, tra le quali non poteva non spiccare il bel san Sebastiano, statua in terracotta d’ambito ferrarese, risalente all’ultimo quarto del XV secolo.
Curiosa una grande coscia di Eva, staccatasi dal Duomo.
Questa è la parte del Palazzo dei Musei che ho gradito maggiormente cui devo aggiungere anche le monete, contenute in un espositore in bella quantità.
l’anatomia
Ma ci sono ancora una raccolta di modelli di funghi in gesso e cera e una di modelli botanici per passare ad un altro settore eminentemente scientifico: l’anatomia che è ben rappresentata da preparazioni tassidermiche e osteologiche, reperti conservati in liquido e modelli didattici; in questo settore trova ampio spazio la teratologia che è la scienza che studia le anomalie morfologiche – quelle che un tempo erano denominate mostruosità. Vi sono esposti, infatti, un buon numero di cosiddetti gemelli siamesi, sia umani che animali, oltre a animali con due teste.
Buona parte delle collezioni del Palazzo dei Musei è priva di interesse da parte mia che sono eminentemente propenso a dedicarmi alle scienze umane, ma vale comunque la pena vedere i frutti del pensiero dell’uomo ai tempi del positivismo, poiché l’esposizione, come ho già detto, a quei criteri rimanda.
Sono poi incappato, involontariamente, nel senso che mi sono perso, in una raccolta di quadri che, questa sì, ha ringalluzzito le mie stanche ed accaldate membra.
i quadri
Tra le varie opere ne ho scoperte alcune di tal Augusto Mussini, detto fra’ Paolo, un personaggio molto combattuto spiritualmente, presumibilmente sofferente di qualche turba psichica di non poco conto: un bell’autoritratto del 1890 e della stessa data un “Gruppo di componenti la cooperativa pittori di Reggio Emilia”, da lui stesso fondata.
Bella anche l’opera di Cirillo Manicardi, come l’Autoritratto di Gaetano Chierici, notevole “La solitudine” di Augusto Fontanesi.
Seicentesco e cardinalizio, non poteva che conquistarmi, il “Ritratto del cardinale Domenico Toschi” di Ottavio Leoni cui aggiungo un “Gioele e Sisara” di Alessandro Tiarini, pittore che seduce anche col “Ritratto di Isabella Arlotti Toschi“.
Palazzo dei Musei riserva queste opere che da sole varrebbero la visita, ed ecco che mi si presenta uno splendido “Santa Caterina bacia le piaghe del costato di Cristo” di Paolo Emilio Besenzi per concludere, tralasciandone numerose altre, con “L’incredulità di Tommaso, apostoli e santi” opera del Maestro del dossale di Reggio Emilia che mi porterei tranquillamente a casa da posizionare in soggiorno, purtroppo non è possibile, quindi, dopo averlo gustato, ormai giunto l’orario di chiusura, mi appropinquo all’uscita mentre il personale sta chiudendo.
Chiudo col solito invito: andate a Reggio a visitare il Palazzo dei Musei e non solo quello, come avrete ben capito.
Uscito dal museo, mi arriva il messaggio della ricomparsa, nell’orto di casa, di Briscola, ma questa è un’altra avventura.
Reggio Emilia, 18 giugno 2023 memoria della Beata Vergine Consolatrice degli afflitti e di san Gregorio Giovanni Barbarigo, vescovo