Oggi ricorre l’anniversario della caduta del muro di Berlino, il Berliner Mauer: sarebbe da istituire come festa europea, un giorno da dedicare al riposo e allo studio dei vari popoli europei che sono entrati, poco per volta in quell’edificio che ora sta scricchiolando pericolosamente, chiamato Unione Europea.
L’ho visitato per ben due volte quel tratto di Muro chiamato East Side Gallery, come ho visto la versione meno edulcorata nel tratto della famigerata Topographie des Terrors e sono rimasto delusissimo dal famoso Checkpoint Charlie; un po’ deludente anche quel pezzo che è stato trasportato a Fatima.
Il muro segna sempre un oltre, un aldilà: è un confine da superare oppure una barriera di protezione, in un caso come nell’altro non rappresenta una soluzione.
Il giorno prima, cioè ieri 8 novembre, ho partecipato, a Sorbolo, alle celebrazioni del 4 novembre (spostate alla domenica successiva): un tratto comune ha unito le varie brevi celebrazioni a Coenzo, Enzano e Sorbolo, l’idea che il sacrificio di quei caduti nella Grande Guerra fosse per noi.
I bambini dell’asilo monumento erano vestiti con strane mantelline azzurre (credo si rifacessero a quelle utilizzate in ben altre epoche) e hanno cantato l’inno nazionale come solo dei bambini di 4/5 anni credo sappiano fare.
Durante la Messa il sempre ottimo don Aldino ha fatto un veniale piccolo errore: ha parlato dei caduti della prima guerra mondiale indicandoli come combattenti, tra le altre cose, per la democrazia.
Ha continuato sostenendo che dobbiamo gratitudine ai caduti perché grazie al loro sacrificio esiste l’Italia.
A sua insaputa, al termine della celebrazione una signora ha proposto di far cantare, in chiesa, sempre ai bambini dell’asilo, l’inno nazionale.
Premesso che è stato abbastanza orribile sentire i poveri piccoli cantare “poropò poropò ecc ecc” per colmare il vuoto tra le strofe, l’applauso finale ha sancito il solito matrimonio tra trono ed altare.
L’idea di fondo, insomma, era la solita “Dio, Patria, Famiglia”, con quest’ultima messa un po’ in sordina.
Caduto il muro di Berlino, rimangono in piedi ancora tanti muri, tra i quali quello del solito pensiero di massa.