“Secondo me, la corazzata Potëmkin è una cagata pazzesca” è una delle battute più famose dei tanti film che hanno visto protagonista il ragionier Ugo Fantozzi, Paolo Villaggio.
Deceduto l’attore, circondato dalla beatificazione laica.
I film della serie Fantozzi, restano, beatificati anche loro.
Di questi film vorrei dire due parole. Non ricordo di averne visto uno per intero, ma vari spezzoni di sicuro.
Alcune battute sono diventate, oggi si direbbe virali, di uso comune, i film hanno riscosso un grande successo ma il protagonista, il ragionier Ugo Fantozzi, che tipo era?
Uno sfigato, questo è risaputo.
Ma uno sfigato particolare, la quintessenza della sfiga, l’archetipo, il modello, quindi il rappresentante di un’intera categoria, non solo dei dipendenti impiegatizi, ma degli esseri umani in generale.
Nei film di Fantozzi mancano totalmente l’idea di lavoro, di profitto, di appuntamento, di rapporto: nulla di nulla.
Non è uno cui le cose vanno male, eventualità non augurabile ma che può accadere nel corso della vita, è uno cui è impossibile che accada qualcosa di buono.
Lo stesso padrone è una caricatura surreale; tutti sono trasformati in manichini che debbono recitare una parte cui non è possibile in alcun modo derogare.
L’uomo di Villaggio, nei vari Fantozzi, è un essere umiliato, trasformato in una figura tragicamente ridicola.
Sono pellicole in cui regna la perversione, ben peggio dei vari Totò o Alberto Sordi, dove a farla da padrone era ancora la nevrosi: qui ognuno è un automa che recita il proprio copione senza avere nulla a che fare con l’altro.
Fantozzi è un personaggio invidioso, malmostoso, maltrattato e maltrattante, una rappresentazione parodistica del mito della caverna che nasconde l’angoscia nel sorriso amaro.
Nessuno ne ha parlato ma lo stesso Paolo Villaggio credo ne fosse cosciente e non entusiasta se nell’intervista che ha rilasciato qualche anno fa al giornale Diva e Donna, che ho tratto dal sito dagospia dichiara: “Fantozzi la fa ridere? “I film no, non li guardo proprio. I libri, quando li sfoglio, mi sembrano scritti da un altro. Le rare volte che li guardo, vedo solo gli errori. Rifarei tutto quello che ho fatto, film e libri. Nel senso che rimetterei le mani su tutto”.
Ma questo giudizio, importante e totalmente messo da parte dai cantori del defunto, non lo ha portato, per quel che ne so ovviamente, ad una correzione perchè è più facile che un ricco passi per la cruna di un ago che un perverso abbandoni la posizione.
Parma, 9 luglio 2017 memoria di Santa Veronica Giuliani vergine