Stamattina ho adempiuto al mio dovere di buon dipendente comunale: dopo avere intrattenuto un attento uditorio durante una “lezione” di tre ore (ho dovuto supplicare una pausa io, indispensabile per il bagno, altrimenti non ci saremmo nemmeno fermati), tornato in comando, sono andato a votare per il rinnovo delle RSU.
Sono tra i candidati (e non mi sono votato, non lo farei mai) anche se spero di non essere eletto, essendoci ben altre persone ben più degne di rappresentarci; il mio sindacato si è speso per questo appuntamento e spero ne potrà raccogliere i frutti, sebbene sia molto scettico al riguardo.
Troppa frammentazione, troppo orticelli da curare, troppi personalismi, troppo di troppe questioni di bottega.
Il mio pensiero è “aristocratico”, non amo le masse e collaboro e sostengo il sindacato cui sono iscritto perché spero che prima della pensione sia possibile vedere la luce di una riforma se non seria accettabile della mia professione.
Temo che farò la fine di Mosè, condannato a vedere da lontano la terra promessa, senza poterci entrare.
Della sopravvivenza di certi sindacati, sostenuti per fede, ho già parlato nel post precedente, inutile tornarci sopra: la mentalità codina la fa da padrone, lo spirito di conservazione (e se me ne lamento io che sono fieramente e biecamente conservatore …) è dominante.
Come ben sapete, conosco colleghi di molti comandi e mi succede di parlare con alcuni di loro, tra questi alcuni sono candidati (non del mio sindacato), uno di costoro, un leader riconosciuto (avete idea di cosa sia un leader? leggete “Psicologia delle masse e analisi dell’io” di Sigmund Freud), molto abile con le chiacchiere, mi ha detto testualmente: “mi sono candidato con XX perché è l’unico sindacato che negli ultimi 10 anni ha fatto qualcosa per la polizia locale, qui a XX” (ometto luoghi e sigle essendo in pieno delle elezioni e il mio discorso prescinde dal momento).
Non ho ribattuto perché la sciocchezza era sesquipedale e non si perde tempo a confutare le scempiaggini, ma mi ha fatto sorridere che quello stesso personaggio, alle ultime elezioni, era candidato per un diverso sindacato e non mi risulta che le ultime elezioni risalgano a più di 10 anni fa.
Ebbene un personaggio di questo genere ha un seguito di gente che gli dà fiducia a prescindere, che non si sogna nemmeno lontanamente di fargli notare le sciocchezze che dice (vedi il testo di Freud consigliato sopra).
Un altro caso curioso è quello di un candidato che ci vorrebbe superpoliziotti di serie AAA, muniti di tutti gli strumenti di difesa all’avanguardia; ebbene costui è candidato in un sindacato che sostiene le tesi di obiezione di coscienza di chi vuol lavorare non armato (e con cui lui si rifiuterebbe di uscire in pattuglia).
“Misery acquaints a man with strange bedfellows” direbbe il mio amatissimo Shakespeare (la mia traduzione, banale, è “La necessità procura strani compagni di letto”).
Omnes peccavimus, so bene che nemmeno io ne sono esente ma almeno un po’ di pudore ed un giudizio chiaro l’ho sempre mantenuto (quando sostenevo la necessità di allontanare certe pessime figure), dichiarando apertamente la mia convivenza con certe dirigenti come turarsi il naso (chi ha conosciuto la DC sa a cosa mi riferisco).
La più bella di tutte, però, mi è capitata entrando in un bagno, anche qui non svelerò il luogo nemmeno sotto tortura, dove ho trovato un manifestino pubblicitario con le foto dei candidati (che in formato tessera facevano molto l’effetto di annuncio mortuario): mi è venuto spontaneo pensare “il sindacato giusto al posto giusto”.
Piccoli episodi di vita quotidiana da “Mondo piccolo” che non mi fanno però sorridere ma intristire.
Non sono tagliato per fare il sindacalista.
Parma, 7 aprile 2022 memoria di
San Giovanni Battista de La Salle, sacerdote