Il 31 dicembre è una data particolarmente significativa per la mia storia personale, essendo successo che nel lontano 2017 iniziai il mio percorso professionale nella mia città natale, l’antica Crisopoli, così chiamata non per la bellezza ma per il molto più prosaico motivo che custodiva il tesoro, cioè l’erario militare.
Sto parlando di Parma, per chi non l’avesse capito, sonnacchiosa e indolente provincia emiliana cui sono approdato dopo varie vicissitudini, avendo necessità di avvicinarmi a casa.
Sono trascorsi ben 7 anni – com’erano quei sogni che avevano protagoniste le vacche e le spighe? Sogni del faraone che preannunciavano carestia.
L’assenza dal lavoro non mi pesa sebbene le attuali occupazioni siano molto impegnative soprattutto psicologicamente; un faro ha illuminato, però, questi mesi, la collaborazione con una cara amica che mi ha stimolato, direi costretto, a scrivere articoli per una rivista del gruppo Maggioli: attività di studio e riflessione che è stata molto soddisfacente e ottimo diversivo da una quotidianità scandita dai ritmi dell’assistenza.
Quest’anno ci sono anche delle novità, più o meno coincidenti con questa data fatidica: negli anni ho avuto l’onore ed il piacere di avere tanti giovani entusiasti colleghi o aspiranti tali che si sono cimentati con le difficoltà dei concorsi per accedere ai ruoli della polizia locale oppure sono stati uditori delle lezioni dei corsi di formazione che tengo saltuariamente per la scuola interregionale di polizia locale.
Con alcuni di costoro si è creato e mantenuto un buon rapporto, tra questi qualcuno che lavora nella provincia di Parma e che è protagonista di questo post.
Mi spiego meglio: un giovane pupattolo che ho avuto come uditore ad un corso di preparazione ha vinto poi il concorso per diventare agente e me lo sono ribeccato al corso di prima formazione, dove è stato una delle mie vittime, cioè uno di quei baldi giovani che “metto in mezzo”; superato brillantemente anche quella formalità, si è lanciato nella carriera da funzionario, cosa che gli è riuscita senza problemi, essendo ben dotato di buone qualità ma eccoci ora all’ultima (non definitiva ma solo più recente in ordine temporale) tappa: da domani, proprio il 31 dicembre assurgerà agli onori della suprema responsabilità di comandante, diventerà un mega capiscione galattico.
A Loris, dunque, i miei migliori auguri di buon lavoro, essendo certo che farà bene.
Ma non è finita qui: in un altro angolo della provincia parmense, un altro baldo giovanotto, anch’egli mia vittima al corso di prima formazione, dopo anni di lavoro, ha deciso di mettersi in gioco e, con costanza e tenacia, ha percorso vari gradini fino ad ottenere un importante risultato, perché da inizio anno avrà l’incarico di elevata qualificazione (credo che si dica così adesso).
Anche ad Alessio tanti auguri, essendo certo che continuerà a dare il massimo, come ha sempre fatto.
Potrei offrirmi sul mercato come surrogato del cornetto rosso napoletano.
Nell’insperato ingorgo di buone notizie se ne infila una meno piacevole: il pensionamento di Claudio Balboni.
Oggi ho scoperto che è l’ultimo giorno di lavoro di un “personaggio” che ha contribuito alla crescita professionale degli appartenenti alla polizia locale come pochi altri, che non si è mai risparmiato nel condividere il suo sapere e saper fare (di tanti famosi docenti posso dire che sanno, di pochi anche che sanno fare e pure trasmettere quel che sanno fare).
Molti, moltissimi agenti e funzionari avranno riconosciuto in queste brevissime righe l’uomo di cui sto parlando, il mitico Claudio Balboni, per decenni un punto di riferimento per chi ama lavorare e farlo bene.
Anche a lui gli auguri di ogni bene, convinto come sono che la pensione non lo vedrà trasformarsi nel cantieristico omarel (rectius “Umarèll”).
Come sempre, ricordo prima di tutto a me stesso che l’albero si giudica dai frutti quindi auguro a questi amici e colleghi (anche se pensionandi) di portare tanti e nuovi buoni frutti.
Ho colpevolmente dimenticato un altro giovane uomo che ho avuto tra gli studenti del penultimo corso di formazione, svoltosi a Piacenza; sono trascorsi pochi mesi da allora e questo collega ha partecipato e meritatamente vinto un concorso per il posto da funzionario in un altro comune della provincia parmense.
Anche in questo caso un inizio, vedremo gli sviluppi nel prossimo futuro ma, come per gli altri, anche Andrea sono sicuro che bene opererà, con soddisfazione sua e dei suoi collaboratori.
Segnalo, per concludere, un’evenienza statistica dovuta a pura casualità ma che ritengo interessante: tutte le persone di cui ho velocemente tratteggiato i percorsi sono iscritte al mio stesso sindacato che, in tutti questi casi ha privilegiato la qualità (degli iscritti) alla quantità (ed è peraltro notorio che io abbia uno spirito aristocratico ostile alla quantità).
Ad maiora!
Parma, 30 dicembre 2024 memoria di san Felice I, papa