Ieri sera ho trascorso una splendida serata a Modena, a cena con alcuni amici e colleghi, una di quelle serate che ricordo sempre con estremo piacere e di cui ringrazio ogni singolo partecipante.
Nel pomeriggio avevo ricevuto alcuni messaggi da un amico carissimo, una delle colonne portanti della mia vita che rimandava ad oggi un appuntamento telefonico.
Nonostante l’ottima pizza gustata in compagnia la notte è trascorsa angosciosamente ma pensavo fosse finita lì, una brutta nottata come capita qualche volta all’anno e invece…
Invece stamattina la prima avvisaglia dell’incombente catastrofe: mi è accaduto di alzare la voce con un collega, di pretendere rispetto; la mia memoria mi rammenta che è accaduto soltanto tre volte in oltre vent’anni di servizio ed ogni volta ne ho provato mortificazione perchè non è nel mio stile alzare la voce.
Così anche oggi, dopo avere rimesso a posto il collega mi sono sentito a disagio e fuori luogo, mortificato e sconfitto nella mia convinzione che il dialogo sia sempre doveroso e che non ci sia mai necessità di trascendere.
Ma non era ancora nulla; tornando a casa ho provato a chiamare l’amico che dovevo sentire ma non ho ricevuto risposta fino a quando, verso le 17.00, mi ha chiamato lui, dicendomi di essere in ospedale.
Corso al suo capezzale appena possibile ho ricevuto da lui, con una tranquillità che gli invidio e ammiro e che mi ha contemporaneamente edificato e sconvolto, una di quelle notizie che nessuno vorrebbe sentirsi dare.
Inizia un calvario terribile.
Inizia una lotta, una battaglia, anzi una guerra che lui per primo deve vincere, per lui stesso, la sua famiglia ed i suoi amici.
Voglio essere al suo fianco, a fianco di una straordinaria persona che non chiamerei con niente di meno che fratello.
Ho passato la serata a piangere e le lacrime che anche adesso accompagnano il ticchettio dei tasti non vanno bene per infondere forza e coraggio ma non riesco a non piangere.
Non sono un mistico e non mi piace la mistica ma stasera con la caparbietà di cui spero di essere capace inizio anch’io a bussare alle porte che contano, alla porta del beato Carlo I d’Asburgo che, se vuole diventare santo, ha adesso un paio di obiettivi da realizzare che gli affido e di cui spero di essere testimone nella causa di beatificazione perchè andati a buon fine. Un altro beato che potrebbe prendersi al cuore le questioni è il mio concittadino, il beato cardinal Andrea Carlo Ferrari.
Al mio amatissimo amico rivolgo stasera la benedizione di Mosè: ti benedica, amico mio, il Signore e ti protegga, il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio, il Signore rivolga su di te il suo volto e ti benedica.
Ci sarebbero d fare altre considerazioni ma non ne ho la forza.
Parma, 2 febbraio 2017, nella Festa della presentazione del Signore e nella memoria del Beato Cardinal Ferrari