Non mi era mai capitato di perdere la mamma ma il caldo ferragostano mi ha dato una mano.
Come da tradizione il giorno dell’Assunta mia madre desidera andare al santuario di Fontanellato e soprattutto alla fiera che si svolge nei pressi; non lavorando ho potuto soddisfare la richiesta per cui, di buon’ora e dopo avere annaffiato l’orto, eccoci a Fontanellato, col dovuto anticipo rispetto all’inizio della santa Messa per cui ci godiamo anche tre decine del rosario.
La catastrofe, inattesa, accade poco dopo; durante la visita delle bancarelle mia madre individua una grossa pentola che intende acquistare; mi sono permesso di chiederle se le fosse effettivamente necessaria e questa banale domanda ha scatenato l’inferno.
Lei si è arrabbiata oltremodo (conosco purtroppo le sue sfuriate) ed ha deciso di interrompere la visita e tornare subito a casa; mi sono fermato un istante, dopo averla avvisata, per comperare il tegame che lei si era già volatilizzata tra la folla.
Ho girato più e più volte l’area della fiera ma nulla; sono tornato alla macchina ma, da una certa distanza, non vedendo nessuno, mi sono un po’ scoraggiato; sono rientrato tra la folla dei visitatori, insomma ho girato per un’oretta buona in cerca della mamma perduta fino a che ho deciso di tornare alla macchina per depositare almeno la borsa col tegame e lì ho trovato, ben nascosta da un incrocio, mia madre che mi aspettava imbufalita.
Una pessima giornata tanto che volevo tornare al santuario a chiedere indietro i soldi delle candele visto che la Madonna sembrava essere andata in ferie.
Torneremo sicuramente al santuario di Fontanellato anche se in auto mia madre ha giurato che mai più; quel che è certo che se dipendesse da me non andrei in questa occasione: ho provato un forte senso di disagio passeggiando per la fiera, le persone che come me si aggiravano tra le bancarelle sembravano uscite da un altro mondo.
Abiti, volti, trucco delle signore, tutto testimoniava di una festa contadina ma nel senso peggiore del termine perchè le persone che incontravo davano l’idea di una consuetudine alla trascuratezza, messa da parte in occasione della festa grande, il che sottolineava ancor più il contrasto.
Nessuna critica, sia ben chiaro, non ne ho alcun diritto, ma un senso di spaesamento rispetto ad un mondo che mi è comunque contiguo, le mie origini sono quelle.
In compenso è tornato a trovarci il mio ormai amico rospetto che frequenta casa mia ogni anno; stavolta pare preferire il giardino rispetto all’orto da dove è sbucato un paio di sere, la prima volta l’11 poi il 13, riuscendo a sfuggire ai miei tentativi di immortalarlo visto che ero senza cellulare a portata di mano.
Ho scoperto che l’abitudine riproduttiva di questi curiosi animali, non proprio bellezze al bagno, prevede il ritorno al paesello natio, anzi meglio, nel luogo dove sono nati, a costo di percorrere km e km.
Immagino che questo sia un modo utile a far incontrare rospetti e rospette che altrimenti vivono vite separate, in solitudine: potenza dell’istinto, tale per cui se il mio simpatico rospetto non vi obbedisse resterebbe privo di compagna e di figliolanza, il che non è per l’uomo checché molti si ostinino a sostenerlo.