“E i miei dintorni erano zeppi di aspiranti riformatori dell’ordine universale, idealisti, ideologi, ciascuno con la sua personale formula per una redenzione istantanea. Erano tutti dei gran parlatori, nessuno mai che ascoltasse.”
Un’altra perla dal testo di Amos Oz contro il fanatismo.
Descrizione perfetta di fanatismo e narcisismo: il fanatico, come il narciso, anzi credo che le due cose si possano sovrapporre in buona parte, è un missionario, come i testimoni di geova.
Il che è abbastanza intuitivo, quasi ovvio: tutto deve essere a sua immagine e somiglianza perchè la diversità non è potenziale ricchezza ma soltanto fastidio da eliminare.
Un discorso che molti islamici più o meno radicali mettono già in atto, da tempo.
Il politicamente corretto di tante lobbies sociali ne segue le orme.
La differenza antropologica, la superiorità morale che la sinistra ha propinato per anni, ha la stessa matrice.
La lettura, il cinema, il teatro sono possibili antidoti perchè rappresentano modi diversi di ascoltare un altro, di lasciarlo fare, ricevendone il lavoro.
L’analista, che campa di ascolto, attenzione fluttuante, può essere un fanatico? o un narcisista?
Credo che si possa dire che un analista diventa tale proprio quando esce dal regime del narcisismo.
“Dimmi come parli e ti dirò chi sei” si conferma un adagio di valore perchè le frasi sono atti (chi dice “fatti, non parole” dice una sciocchezza) ed il parlare, col relativo ascoltare sono modi di porre il regime dell’appuntamento: la parola può essere un’arma contundente oppure un modo di attuare un trattamento di privilegio (infatti il togliere il saluto costituisce una sanzione non dissimile dalla scomunica).
Avere cura delle proprie frasi, come si ha cura del giardino e dell’orto: i frutti seguiranno.