Non è un gran periodo, l’attuale, ma ora siamo all’Epifania, una festa che sembra essere la duplicazione del Natale (moltiplicate la gioia, raddoppiate la speranza).
La Messa vespertina non è stata celebrata dal parroco ma da un sostituto che ha clamorosamente saltato l’annuncio pasquale; nella liturgia si legge della visita dei Magi a Betlemme.
Ora i Magi si sono fermati da Erode che si preoccupa, come ci dice il Vangelo di Matteo: “All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.”
Cosa teme Erode? ovviamente di perdere il potere e allora ecco subito le prime contromisure: “Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».”
Sin da subito il Potere si mostra preoccupato e bugiardo (nulla di nuovo, insomma, quando oggi sentiamo solenni promesse di ritiro dalla vita politica che valgono come le mie promesse di non mangiare più ciliegie).
Erode teme di essere spodestato o ha timore comunque di qualche possibile futura sommossa, meglio prevenirla da subito se possibile.
Perchè il Potere è paranoico (anche oggi) ed è sempre connotato da insicurezza e, in fondo, di debolezza?
Direi che uno dei motivi consiste nella mancanza di legittimità: chi lo ottiene sa bene di averlo in qualche modo usurpato o strappato ad altri che prima di lui, ed altrettanto poco legittimamente, lo deteneva. Pensare che anche gli altri pensino e complottino allo stesso modo è abbastanza normale, in queste condizioni.
Erode sente tremare il trono quindi decide di togliere di mezzo il potenziale concorrente, infischiandosene delle profezie che dicono che da Betlemme “infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”.
Erode non conosceva ancora Gesù quindi non poteva che immaginarlo uguale ai tanti altri attori presenti sulla scena politica di quel tempo, un antagonista in lotta per il Potere.
Gesù lo avrebbe stupito e non poco; una delle tentazioni nel deserto vede come oggetto i regni del mondo e la loro gloria (et ostendit ei omnia regna mundi et gloriam eorum et dicit illi: “ Haec tibi omnia dabo, si cadens adoraveris me”).
Gesù, con un semplice gesto di adorazione del diavolo, avrebbe potuto ricevere tutto il Potere del mondo, ma rifiuta, con poche efficaci parole.
Non ha alcun interesse a fare il capetto del mondo poiché ritiene che sia più conveniente servire ed adorare, cioè mantenere un buon rapporto, con un certo Dio col quale Lui aveva evidentemente una certa dimestichezza (Tunc dicit ei Iesus: “ Vade, Satanas! Scriptum est enim: “Dominum Deum tuum adorabis et illi soli servies”).
Il pensiero di Gesù, nell’occasione, non è però rinunciatario, né atteggiato a puristico disprezzo delle cose di questo mondo; non ha il complesso di Atlante che si porta il mondo sulle spalle, né il disprezzo radical chic di chi ha la verità sul mondo in tasca, non fa il tiranno né il maestro di vita.
Il potere esercitato da Gesù è legittimo, ricevuto da un altro affidabile, universale, libero dalla necessità di dimostrazione ed esibizione.
Il potere di Gesù è quello, estraneo allo schiavistico pensiero greco, dell’io posso, della facoltà pacifica di dare i nomi alle cose, cioè agli atti.
Facoltà di giudizio e di partnership con chiunque sia disponibile ad un apporto conveniente.
Pensiero regale ed universale, senza confine alcuno e senza deliri di onnipotenza, con relativa esibizione muscolare di Potere.
L’Epifania è manifestazione di questo Sovrano il cui pensiero ha avuto poco successo anche tra i suoi discepoli, com’è ancor oggi sotto gli occhi di tutti.
Tale fu la novità che ci vollero secoli e dispute anche sanguinose per arrivare a stabilire come dogma che Gesù è Figlio del Padre, genitum non factum.
Uno dei sostenitori di questa subordinazione del Figlio al Padre risale al santo martire Luciano che ha, comunque, pagato con le torture e la vita la sua fedeltà alla chiesa con la quale si era riconciliato dopo anni di separazione.
Il giorno seguente, 7 gennaio, anche i fratelli delle chiese ortodosse festeggiano la manifestazione di Gesù, nel Natale; chissà che non arrivi il giorno in cui sia possibile festeggiare assieme questo evento talmente epocale da avere inciso sulla storia tanto da averla divisa in due, prima e dopo la nascita di Gesù Cristo.
Un beneficio collaterale personale l’ho avuto, in questa giornata di festa, grazie all’inatteso incontro con Francesco Gallina, un giovanotto di cui non ripeterò le lodi, che mi tratta sempre con una cortesia che mi commuove e che mi fa ben sperare, una volta tanto, nei giovani.
E oggi mi è anche accaduto di individuare una banconota da 50 euro falsa, grazie alla preziosa collaborazione di un bravo collega.
Fiammelle nelle tenebre che mi vedo attorno, ma non praevalebunt.
Parma, 7 gennaio 2017, nella memoria di san Luciano d’Antiochia, martire