Il 4 marzo 2010, dopo vari anni di assenza, ho avuto l’occasione di tornare nella città più bella del mondo (non me ne vogliano le altre): nessuna è bella come Roma, nemmeno la mia amatissima Spagna con la mia adorata Barcellona.
L’idea è nata dalla proposta del sindacato, al quale sono iscritto da anni, di andare a manifestare davanti ad uno dei sacri luoghi del potere (ma quale potere c’è più in Italia? mi viene da citare il buon Dante che, al liceo, mi fecero studiare a memoria: “Ahi serva Italia di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province ma bordello!”; non vuole essere melanconica laudatio temporis acti – altra parentesi: sentendo un sondaggio sull’orgoglio nazionale italiano, alcuni giorni fa, debbo confessare che io sono tra quelli che si vergognano di essere italiani, orbene preferirei definirmi europeo se avessimo un’Europa messa meglio, il che non è) ovvero Montecitorio.
Fischi per Franceschini e ovazioni per Saia che ha promesso, di nuovo, che verrà presentata una legge di riforma della nostra vituperata professione (ma chi ci crede più? i nostri legislatori sono dilettanti allo sbaraglio, ancora Dante: “Atene e Lacedemona, che fenno/ l’antiche leggi e furon sì civili, / fecero al viver bene un picciol cenno / verso di te, che fai tanto sottili / provedimenti, ch’a mezzo novembre / non giugne quel che tu d’ottobre fili.” Non ho nessuna speranza che questo tanto avveduto legislatore, che ha a cuore la felicità dell’italico gregge, si preoccupi di risolvere un banale problema come quello di una legge di riforma attesa da decenni, così come il legislatore regionale per non aggiungere altro… ma veniamo alla parte decisamente più piacevole.
Il viaggio è stato durissimo per la partenza ad un orario improponibile (le 2.45 a Faenza), poi in autobus fino a Roma (andiamo in treno la prossima volta?); all’ultima sosta abbiamo pure smarrito, in autogrill, un collega (recuperato poi grazie all’autostop). Simpatica manifestazione con lancio di cappelli in aria (cosa che ha fatto contenta una scolaresca in visita, fiondatasi a raccogliere i preziosi cimeli). Terminata la performance alle 13 circa, ho lasciato l’allegra brigata per restarmene solo soletto nell’Urbe; avevo prenotato per tempo un alberghetto in zona Termini per cui, lasciata la valigia e tolti gli abiti pizzardoneschi, mi sono dedicato al mio sport preferito: andar per mostre, chiese e musei.
Iniziamo, dunque, dalla visita della esposizione splendida, allestita alle Scuderie del Quirinale, dedicata ad uno dei miei pittori preferiti per non dire adorati, il grandissimo Caravaggio. Bella davvero anche se non ho trovato tanti dipinti a me sconosciuti,: anche il solo rivedere dei capolavori è sempre una bella esperienza; ottimo l’allestimento; le Scuderie si confermano un luogo ove si organizzano eventi di sicura qualità.
Non sazio di questo, che anzi mi ha stimolato, mi sono spostato al Museo del Corso a vedere un’altra mostra, questa volta dedicata a Hopper, pittore americano molto noto che, però, non mi ha entusiasmato; mi sono infine trascinato al Vittoriano per vedere la mostra dedicata alla natura da Corot a Monet salvo scoprire che era prevista per il successivo sabato.
Mi sono consolato girando un po’ per la città per poi tornare all’attacco il giorno dopo e precisamente al Chiostro del Bramante per vedere la mostra dedicata a Boldini che certo non è Caravaggio ma ha una sua gradevolezza. Prima, tuttavia, ho deciso di tornare a visitare alcuni luoghi che avevo già goduto in passato e precisamente la chiesa di Sant’Agnese fuori le mura con il vicino Mausoleo di Santa Costanza che è straordinario, con mosaici splendidi pur senza essere sovrabbondanti come quelli di Ravenna.
Tornando col bus (ebbene sì, per questo spostamento non ho usato i soli piedi), ho intravisto una chiesa (evento non inusuale a Roma) che mi pareva già conosciuta e non sbagliavo, era Santa Maria della Vittoria, al cui interno si trova quel capolavoro che è l’Estasi di Santa Teresa, dell’altro mio prediletto: il Cavalier Bernini Gian Lorenzo; scendo in fretta e mi infilo in devota adorazione (non si può aprire un processo di beatificazione per meriti artistici? i miracoli ci sono già, basta guardare alcune sue opere). Intanto che mi trovo in zona, approfitto per dare un’occhiatina anche alla chiesa di Santa Susanna.
Vado, dunque, da Piazza Repubblica per Via Nazionale dove visito la Basilica di San Vitale quindi un passaggio per i giardini del Quirinale, la Galleria Sciarra, nei pressi della quale visito l’Oratorio del SS. Crocifisso, quindi la chiesa di Sant’Ignazio poi Santa Maria dell’Anima per arrivare, infine, al Chiostro all’interno del quale era in corso la mostra.
Boldini mi era sconosciuto (so’ ignorante, lo so) cioè ne conoscevo il nome ma non ricordavo di avere visto nulla di lui: mi pare un buon pittore, simpatiche le sue opere anche se mi danno l’idea di una grande truffa, una sorta di eccesso di lusso per nascondere il disfacimento imminente; in sottofondo, non a caso, credo, si sentivano le note drammatiche e languide assieme della Traviata.
Uscito da questa bella mostra mi sono diretto verso il Vaticano passando dal Palazzo della Cancelleria, Sant’Andrea della Valle, Santa Maria in Vallicella, chiese che erano chiuse e che potrò vedere solo al ritorno.
La visita di San Pietro è una consuetudine che non ho mai trascurato ogni volta che sono stato nella Città Eterna così anche stavolta, con il solito entusiasmo (non è mai calato nonostante le ormai numerose visite), sono entrato nella Basilica; ho scattato un po’ di foto (una novità, vero?) e sono andato a visitare il Museo Storico Artistico del Tesoro di San Pietro perchè avevo sentito dire che erano terminati i lavori di restauro del Monumento di Sisto IV. Opera, quest’ultima, straordinariamente bella che, da sola, merita la visita a Roma. Il Pollaiuolo merita di entrare tra gli immortali per un capolavoro come questo.
Terminata la visita a San Pietro sono tornato a visitare Santa Maria in Vallicella dove si trova il corpo di San Filippo Neri e Sant’Andrea della Valle dove credevo si trovassero due angeli originariamente previsti per il Ponte Sant’Angelo ma mai lì collocati perché troppo belli, opere, manco a dirlo, del mio venerato Bernini. Ho scoperto, oggi, che di un clamoroso errore si trattava (e infatti i due angeli che ho visto in Sant’Andrea della Valle non è che mi avessero entusiasmato): gli angeli si trovano in Sant’Andrea delle Fratte e non della Valle… ho già una meta per la prossima volta.
La giornata, iniziata con uno splendido sole, si è tramutata in piovosa e fredda così che, bagnato fradicio, ho tentato una visita a San Pietro in Vincoli (chiusa da ben 2 minuti) per poi tornarmene in albergo, peraltro a causa della pioggia ho scattato solo poche foto così a Santa Maria sopra Minerva che ho visitato (tomba del Beato Angelico, tomba di Santa Caterina da Siena e statua di Cristo di Michelangelo) senza uno scatto (sigh sigh), chiesa, quest’ultima, che vale assolutamente la pena visitare.
L’ultimo giorno, di buon mattino, sono tornato a San Pietro in Vincoli (sono ostinato quando mi metto in testa qualcosa) per vedere il famosissimo Mosè di Michelangelo poi al Vittoriano per vedere sta mostra dedicata alla natura da Corot a Monet. Debbo confessare che non è un evento straordinario, certo non male, ma niente di che: non sono da dimenticare alcune opere tra le quali Monet, Sisley e Pissarro in particolare ma l’impressione generale è che organizzare mostre con temi così generici è sempre rischioso.
Bene, terminata anche questa visita, ho approfittato del tempo splendido per passeggiare e vedere chiese sparse: quella dei Santi Cosma e Damiano poi San Clemente, Santa Prassede, Santa Maria Maggiore. Mi hanno soddisfatto, in particolare, i mosaici (lo sapete tutti che il mio spirito non ama la sobrietà no?), ma anche gli affreschi nella Cappella di Santa Caterina opera di Masolino da Panicale. Ormai alla fine del mio viaggio mi sono dedicato al Museo Nazionale di Palazzo Massimo (vicino a Termini) che non avevo mai visitato in precedenza e che mi ha favorevolmente colpito per la presenza di varie statue di pregevolissima fattura, bellissime e meritevoli di una visita; in questo museo ho trovato pochi visitatori per cui mi dilungo un momento in più proprio per pubblicizzarlo: merita davvero una visita, non va trascurato, anzi; le foto di alcune opere in esso custodite spero possano servire proprio a farlo conoscere ed apprezzare.
Statue davvero straordinarie che meriterebbero la fama e l’apprezzamento del pubblico non meno dei bronzi di Riace, erme splendide per l’intensità dei volti ritratti, sarcofagi meravigliosi: DA NON PERDERE. Per gli interessati anche una sezione dedicata alla numismatica. Erano esposti, inoltre, temporaneamente, alcuni marmi rinvenuti da quei benemeriti dei Carabinieri del nucleo di tutela del patrimonio storico e artistico (mi adottate?) e dalla guardia di finanza, provenienti da scavi di Ausculum (Ascoli Satriana provincia di Foggia).
Unico neo, giusto una curiosità: in un pannello esplicativo c’era un clamoroso errore anzi per dirla meglio un’errore, appunto, un apostrofo tra l’articolo indeterminativo “un” ed un nome maschile; qualche buon’anima lo ha anche segnalato con la penna ma sarebbe opportuno sostituirlo, che ne dite?
Con questo ha avuto termine il mio breve soggiorno romano, come sempre colmo di emozioni … alla prossima
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Aggiungi il tuo →[…] la mia attenzione e come sarebbe potuto non accadere? sono opere della bottega del mio adorato Gian Lorenzo Bernini e ne riflettono tutto il maestoso splendore; uno è, forse, Francesco Farnese, l’altro […]