Sabato 13, santa Lucia, a Milano: bella giornata.
Mi è rimasto, in particolare un contributo di Luca Flabbi, persona a me molto gradita, che ha trattato un tema particolarmente interessante per un ignorante totale d’economia come me.
La questione era la seguente: nel caso di un contratto (ad esempio di compravendita), poichè il guadagno per entrambi è inversamente proporzionale alla perdita della controparte, non si tratterebbe di un caso di regime dell’appuntamento ma di economics.
Concordo, almeno in parte, sul fatto che lo scambio di beni attraverso il denaro comporta un rapporto potenzialmente sbilanciato, che passa attraverso l’impoverimento di uno e l’arricchimento dell’altro.
A Flabbi è stato fatto notare che sottovalutava la considerazione del bene oggetto di scambio per cui il piacere di possedere l’oggetto della transazione renderebbe comunque equilibrato il contratto.
D’accordo anche su questo ma aggiungerei un altra considerazione: il secondo diritto sta al primo in una relazione descrivibile come “se non per amore almeno per forza”.
Nello stesso modo i rapporti economici, quelli non del baratto, dove non si produce ricchezza, ma intermediati dal denaro, sono una sorta di compromesso tra l’appuntamento del primo diritto, che non ha bisogno di possesso di beni materiali e quello del secondo diritto, statuale, che definisce, al minimo, i requisiti per garantire un legittimo passaggio di proprietà dei beni.
San Francesco, rifiutando la proprietà privata, vuole tornare alle origini, alla legge della partnership che non prevede l’esercizio della forza; non è contrario alla produzione di beni, cioè alla ricchezza, rifiuta invece l’idea che i rapporti siano regolati attraverso la proprietà dei beni. La proprietà è vista come derivata della caduta nel peccato.
L’economics regola i rapporti dopo il peccato, è il compromesso che l’uomo ha pensato per uscire dal vicolo cieco del possesso legittimo dei beni; dovrebbe garantire l’uomo dalla violenza e dall’impossessamento illegittimo.