Grandi manovre, oggi: dopo la Messa, mattinata all’Ikea con mia mamma e l’ottimo cugino Davide.
Devo dire che ho una famiglia fantastica e che nei momenti di bisogno non manca mai, anzi.
Così ci siamo trovati in giro per l’Ikea a scegliere librerie e poltrone.
A pranzo, poi, il lieto evento della mia adorabile nipotina che ci ha fatto visita e si è spolpata un piattone di lasagne che era pari al mio; poi i pasticcini mignon che ci siamo comprati al bar San Biagio.
Pomeriggio dedicato al montaggio delle librerie, che ora fanno bella mostra di sè in attesa di essere riempite: tutto il lavoro in catena di montaggio, con la supervisione operativa di Laura (che contava i buchi ove inserire i sostegni delle scaffalature e preparava le viti), con l’aiuto prezioso di Davide (ha fatto tutto lui), il mio marginalissimo ausilio, il sostegno di Liliana e la compagnia di mamma e zia, praticamente una tribù in pochi metri quadrati.
E non è avanzata nessuna vite strana, tutto al posto giusto e senza problemi.
Il risultato è stato degno delle aspettative e molto apprezzato; anche mio fratello, venuto a recuperare la figlia, ne è rimasto soddisfatto.
Qualche pulizia in cortile (il cespuglio di prunus ha scaricato a terra chili di fiori) e doccia ristoratrice.
Sto preparando le cose perchè la casa sia, per quanto possibile, accogliente.
Sono trascorsi molti anni da che l’avevo lasciata (direi 22 quasi metà della vita), ho attraversato varie vicissitudini, cambiato città e lavori.
Scrivendo mi viene in mente la parabola del figliol prodigo, anche lui tornato, anche se non mi ci ritrovo; non considero il mio un ritorno (non amo tornare indietro, non è mai cosa buona): non si torna indietro e non è mia intenzione farlo.
Oggi mi trovo ad affrontare eventi che non avrei creduto (nè voluto) di vivere; spero di trovarci qualcosa di buono.
Ricordo che un giorno, tempo fa, Gabriele mi invitava a correggere il celebre (e da me molto amato) adagio di Matteo: “Sufficit diei malitia sua” ovvero “ad ogni giorno basta la sua pena”, per un migliore “ad ogni giorno il suo successo”.
Mi viene da aggiungere anche che ogni giorno richiede di chiudere i conti, cioè di non trascinare oltre un certo termine le questioni, per non appesantirsi di inutili scorie.
Non sono in grado di farlo, in questo periodo, ma l’averne chiara l’idea mi permette di riorientarmi e di riprovarci.
Mi è accaduto, e lo registro come un fatto, realmente positivo, alcuni giorni or sono, in uno “scontro” con una sgradevole collega: attaccato duramente (e ingiustamente) e pubblicamente da una collega per una sciocchezza, ho saputo delimitare l’episodio e chiuderlo in fretta, senza cedere alle tentazioni rancorose, un successo, indubbiamente.
Che altri ne accadano, e lavoro per questo, ostinatamente.
Nel frattempo mi preparo a tornare a vivere a Parma, città di cui voglio riappropriarmi.
Domani tornerò a Modena, ove mi sento ormai del tutto straniero, sebbene circondato da vari amici cui sono particolarmente grato.