Nonostante la ricorrenza dell’onomastico dell’amico Roberto Mastri, oggi infatti si festeggia la memoria del cardinale san Roberto Bellarmino, è stato un cosiddetto dies horribilis.
Erano le 7.55 quando ci apprestavamo, io e mia madre, ad una passeggiata di 6 km di nordic walking; ho impugnato malamente una delle stecche che si è infilata malignamente tra le gambe di mia madre, provocandone la rovinosa caduta.
Stavolta sono riuscito a impormi (a differenza degli ultimi recenti capitomboli) e siamo andati al pronto soccorso.
Risultato: mignolo rotto e da operare; mi è tornato in mente un episodio analogo accaduto anni e anni fa che vide protagonista mia zia Luciana; diverso il tipo di caduta (col motorino) uguale la responsabilità, mia.
Parallelo angoscioso ma vero.
Durante l’inutile ingessatura, unica nota di colore, è apparso un fotografo che ha ripreso la mano in fase di bendatura: le foto saranno l’oggetto di una mostra in ottobre, in occasione di non ho ben capito quale centenario: avremo in famiglia una star, la mano ingessata.
In questa occasione, anche se non servirebbe ribadirlo, si è rivelato preziosissimo l’amico fraterno Federico, che mi ha fatto da consulente e sostegno con una disponibilità, umanità e cortesia che sono gemme splendenti del suo operare quotidiano con i sofferenti.
Lo rimprovero spesso per le purtroppo rare occasioni che mi concede di godere della sua amicizia.
Tornati a casa, ho pensato bene di farmi scivolare dalle mani una borsa in cui avevo riposto dei medicinali, provocando così la rottura (di rompere non finisco mai) di un flacone – l’unico, com’è proverbiale – di gocce che servivano sempre a mia madre, in serata.
L’ora di andare a dormire direi che è giunta e con essa, spero, un bel sogno possa darmi un po’ di sollievo.