demone meridiano e concerto al Regio

Mi è venuta in mente un’opera letta tempo fa ma che è rimasta in memoria come poche: La fattoria degli animali, di George Orwell, opera satirica (si può definire così) in cui si sbeffeggia il regime comunista e Stalin in particolare.

L’intelligenza di Orwell, tuttavia, l’ha resa un’opera che travalica i tempi.

L’idea che mi è venuta è quella di accostarla alle parole, che ho già citato, di Giacomo Contri: “il fascismo non è ordine: è organizzazione del disordine”; per poi aggiungere: “Tra ordine e organizzazione la confusione è massima. L’appuntamento è ordine non organizzazione”.

Il fascismo come organizzazione non è estraneo alla vita di nessuno, né alla mia in particolare.

La coscienza è il principio di organizzazione, fascista per essenza, prima che per scelta politica (che non mi appartiene).

Avevo intenzione di scrivere un post ironico sugli ultimi eventi che mi sono accaduti ma mi accorgo di essere talmente sconfortato che non mi viene nulla di buono se non un sarcasmo da quattro soldi che non porta a nulla.

Effettivamente non ho alcun motivo di lamentarmi: sto abbastanza in salute (a parte q0ualche problema in giro per il corpo e la diuturna, consueta, battaglia contro il mio demone meridiano), ho una buona mamma, un fratello che meglio non si potrebbe desiderare e due nipoti adorabili.

Che altro? un lavoro che tutti mi invidiano e in cui trovo tali e tante soddisfazioni da suscitare invidia in chiunque mi incontri.

Svariati amici di cui sono tanto orgoglioso quanto indegno.

Perché, dunque, lasciarmi tentare ancora una volta dall’accidia, che è un peccato capitale?

Ne parla san Nilo: “Quando il demone meridiano lo coglie, il monaco è colpito dall’orrore del luogo in cui si trova, nel quale non c’è nulla di veramente sensato da fare; ha fastidio dei colleghi (pardon, fratelli) con cui vive, che gli sembrano aridi e grossolani. Se ne sta vuoto e immobile nella sua cella. Sogna conventi assenti e lontani, pieni di vita e di fervore, nei quali dovrebbe essere. È preso da scoramento per il luogo in cui è, la cella dei suoi sogni di vocazione gli sembra una prigione immeritata. Fissa le pareti di quella che ora è la sua tomba: ma neppure ne vuole uscire. Si può capire lo sconvolgimento di questa scoperta. Il monaco non è soltanto soggetto, come è normale, alle diverse tentazioni dell’anima e della carne. Egli può essere assalito improvvisamente dal tedio, dal disgusto, e infine dal vero e proprio odio dei pensieri e delle azioni che regolano la sua vita con Dio.”

Descrizione perfetta.

A questo regime, ieri sera, ho posto un’eccezione: ho accettato, per me e mia madre, il cortese invito di un collega di rara gentilezza, l’ottimo Michele Tegoni, appartenente alla Polizia di Stato.

Invito ad andare a teatro, al Teatro Regio, in occasione del concerto della banda della Polizia di Stato: portarci mia madre è stata una fatica improba visto che ha ceduto solo perché convinta da mia cugina, a me non avrebbe mai dato retta.

A 80 anni suonati non aveva mai messo piede nel teatro cittadino ed è rimasta incantata dai palchi, dal lampadario, dall’atmosfera: ero contento come una Pasqua di essere riuscito a portarla a vedere qualcosa cui non aveva mai pensato, nonostante la strenua resistenza, durata fino al giorno successivo.

Assieme a noi c’erano anche alcuni simpatici colleghi che hanno accettato la mia proposta (ho fatto l’intermediario di Michele), onorandomi della loro compagnia: Arianna Ricci, conosciuta come Puffetta, Alessandro Alfarano detto Alf, Filippo Bernini, due giovani virgulti che potrei adottare come “cuccioli” (ne ho vari, in giro per la regione); Alf in compagnia della sua deliziosa fidanzata.

Ho trascorso una piacevole serata, ascoltando buona musica, repertorio nazionalpopolare ma è giusto che sia così in queste occasioni: si è spaziato da Verdi, immancabile a Parma, alla canzone napoletana, a Granada (prima o poi tornerò nella città spagnola per esibirmi in Plaza de Toros con questo brano), il tutto anticipato da un brano contemporaneo di cui non ho capito né titolo né autore ma che non mi è affatto dispiaciuto.

Sul palco il direttore, il maestro Maurizio Billi, il soprano Paola Sanguinetti, il tenore Aldo Caputo ed il coro Renata Tebaldi diretto dal maestro Gregorio Pedrini.

Confesso che è stata una buona pausa, d’altronde la musica, da Re Saul in avanti, lenisce senza curare, ma il demone meridiano rimane in agguato e gli ultimi avvenimenti di questi giorni ne alimentano la forza.

Parma, 19 maggio 2019 memoria del Beato Giovanni Battista Saverio Loir (Gianluigi da Besançon) Sacerdote e martire, del Beato Giovanni di San Domenico Martinez Domenicano e martire, del Beato Giuseppe (Jozef) Czempiel Sacerdote e martire, del Beato Pietro Wright Martire

 

 

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