De Perfectione, Francesco Gallina

La perfezione uccide anche te, digli di smettere: Francesco Gallina, De Perfectione.

Ieri sera avevo 40 pagine che mi separavano dalla fine: me le sono divorate, era ormai tempo di finirlo questo libro così curioso.

All’inizio, ma Francesco non se ne offenda, ne rimasi stupito perchè mi pareva di ritrovare me stesso, nello stile; evidentemente era una mia impressione ma questa era proprio di tal fatta: leggevo il libro di un altro e mi pareva di leggere qualcosa che avrei potuto scrivere io.

Lo stile, aulico, in certi momenti, ricercato (io non arrivo a tanto), infarcito di dotti riferimenti era alternato da citazioni televisive o pubblicitarie, molto pop: non c’è linguaggio alto e linguaggio basso e l’autore ben conscio di questo sa utilizzare tutte le sfumature di un’ampia tavolozza.

Confesso che le prime pagine, con l’impressione che mi suscitavano, mi lasciavano sconcertato, ma non solo quello è stato il punto di contatto col giovane autore.

Guardarmi allo specchio e intravedere molti tratti di me ancor oggi presenti sebbene non identici, ma sfumati nel tempo, indietro di molti anni; mi vedo oggi, mi intravedo anni fa e mi confondo col volto di un altro (Francesco): un’impressione che non mi era mai capitata in tante letture. Ho usato già troppe volte la parola impressione, è ora di darci un taglio.

Proseguendo la lettura questa “consonanza” è andata scemando, ognuno ha la propria strada, ma non è calato l’interesse: il linguaggio si è fatto più duro, i temi più inquietanti, il respiro più affannoso.

Il tema mi mette un po’ a disagio, d’altronde è noto che sono uno spirito sensibile (che anima tenera!) ed impressionabile, ma mi bevo avidamente ogni riga.

Ci ho trovato un uomo affamato d’amicizia (con tutte le possibili trappole che questa abusata parola contiene) e di gloria (come sopra), con qualche desiderio di rivalsa ed un po’ di conti in sospeso; scrivendone mi fa tornare in mente, con prepotenza, l’eroe del romanzo “À rebours” di cui lessi un lacerto in seconda liceo.

Come l’indimenticato, chissà poi perchè, Jean Floressas Des Esseintes, il protagonista mi sembra isolarsi in una nicchia che al tempo stesso lo protegge e rinchiude: disprezzo del mondo, istupidito dai media e non solo, dei giovani studenti che, svogliati, si dedicano alla cura del corpo o a chattare, condannati ad una vita insignificante, senza prospettive, come gli ignavi di Dante: “Diverse lingue, orribili favelle,/ parole di dolore, accenti d’ira,/ voci alte e fioche, e suon di man con elle / facevano un tumulto, il qual s’aggira/ sempre in quell’aura sanza tempo tinta, / come la rena quando turbo spira. … E io, che riguardai, vidi una ’nsegna/ che girando correva tanto ratta,/ che d’ogne posa mi parea indegna”.

Ma chiusura al mondo e disprezzo degli esseri umani inutili non sono soluzioni soddisfacenti, nè  lo sono le continue citazioni (che tanto apprezzo) testimoni di tante e buone letture, d’altronde è un professore di latino (lo studio può aiutare, certo).

Giona Alighieri è fortemente tentato dal narcisismo: la nevrosi che gli rende tanto difficoltosa la vita pretende una soluzione e quella a portata di mano, apparentemente più semplice ed efficace rischia di essere l’acqua morta dello specchio di Narciso.

Giona Alighieri mi rispecchia spesso (ancora lo specchio…), nello sguardo anche molto lucido sul baratro che gli è accanto e nella ricerca di una via alternativa: il pensiero è sempre in grado di porre alternative.

Non parlo del finale ma il buon Giona la soluzione, in qualche modo, provvisoria, insufficiente forse, la trova: la difesa ed anzi l’elogio della diversità lo salva dall’abisso.

Elogio dell’imperfezione perché dal diverso può venire la novità (può, non ci sono garanzie e d’altro canto Freud sosteneva che la guarigione dalla nevrosi non garantisce la felicità): romanzo di rottura dello specchio di Biancaneve (Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?).

Giona è stato nel ventre della balena, Alighieri nell’inferno; Giona Alighieri ha pure lui la sua personale discesa/ingresso – risalita/fuoruscita; lo descriverei come uno che si trova una strada spianata verso la sua personale Auschwitz e che sceglie altro.

Ci sono tanti altri temi, il padre, il figlio, la verità (e la giustizia), la parentela, l’amore, la salute fisica, la vendetta e il perdono, l’insegnamento, il denaro, la malattia e la morte.

Definire “De Perfectione” un thriller è sminutivo.

I complimenti a Francesco Gallina rischiano di sembrare la solita banale ovvietà, ma decido di correre il rischio: romanzo giovanile, prima opera di una lunga serie, mi auguro; c’è da smussare, fluidificare, rielaborare, perfezionare (no questo no, scherzo), ma quel che conta è il “c’è”.

C’è il pensiero, di un giovane uomo, che con la scrittura si è permesso di compiere un’opera fruibile da altri: non aveva obblighi (non glielo ha prescritto il dottor Mengele), non c’era una causa scientifica, soltanto (soltanto!!!) un pensiero, libero (In principio Dio creò il cielo e la terra).

Non è poco di questi tempi: morbido eufemismo per dire che è merce rarissima.

A ciascuno farne quel che crede.

Sono stato invitato dall’autore ad un evento benefico, giovedì 6 novembre alle ore 18.00, presso Astoria Residence Hotel Parma (un plauso all’albergo che ospita e sponsorizza): a favore dell’emergenza alluvione a Parma, Francesco Gallina presenta “De perfectione” edito dalle edizioni Helicon di Firenze; inutile dire che chiunque sia in zona non può mancare poi considerando che si avvicina Natale, col solito rito dei regali, quale occasione migliore per ottenere almeno tre risultati in un colpo solo?

Acquistare un ottimo volume da leggere e da regalare, aiutare i parmigiani che hanno avuto problemi con l’alluvione e diffondere per primi la fama di un giovanotto che tra qualche anno potrete vantarvi di dire “io l’ho conosciuto”: se non vi sembrano ottimi motivi vuol dire che siete dei disgraziati insensibili ai richiami dell’arte, della solidarietà (sono politicamente corretto da farmi quasi schifo) e della gioventù (e questo in tempi di roboante renzismo è un peccataccio che lo Spirito Santo sta pensando di inserire nella lista degli imperdonabili).

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