Episodio curioso, in uno dei primi giorni di lavoro; ne parlo perchè è questione marginale al lavoro, rispetto al quale vige la politica di self restraint cui intendo attenermi fino a che resterò a lavorare in quel di Parma.
Sono i primi giorni di lavoro e sto imparando, proprio come uno scolaretto le procedure, le consuetudini, gli usi e costumi del nuovo ambiente, colleghi compresi.
Non è attività entusiasmante ma imprescindibile.
Una di queste prevede che le relazioni delle pattuglie vengano vistate dall’ispettore di riferimento.
Una pattuglia ha, dunque, relazionato ed ha chiesto a me di vistare la relazione; la collega che l’ha scritta ha completato l’atto scrivendo: “visto, isp. Giorgio Fallini“.
Quando me l’hanno presentata sono rimasto, per un istante, ammutolito: Giorgio era mio zio, prematuramente scomparso.
La collega mi ha spiegato di avere pensato a lui poiché lo aveva conosciuto come referente del CAI, com’era effettivamente, ma per me è stato un momento stranissimo.
Non ci stavo proprio pensando ed il trovarmi chiamato come mio zio mi ha profondamente turbato.
Ancora una volta mi si ripresentava l’immagine della morte precoce, pensiero che mi accompagna da decenni e raramente come sorella morte corporale di francescana memoria.
Ne ho un preciso ricordo, relativo ad un dialogo con mia madre, mentre era seduta su una sedia in camera da letto, non credo di avere raggiunto i 10 anni; non ricordo se vi fosse un legame con la terribile esperienza che lei visse quando fu ricoverata di sera, d’urgenza, presso l’ospedale presso cui lavorava, essendo stata rifiutata dal pronto soccorso dell’ospedale maggiore.
Il mattino successivo andò a visitarla un medico che ne ordinò il trasferimento presso il citato ospedale maggiore per un immediato intervento chirurgico; nel contempo informò i famigliari della possibilità di essere arrivati tardi, preavvisando di un possibile esito infausto.
Fortunatamente andò bene.
L’idea di morte precoce è un pensiero errato che vorrei meglio capire, perchè possa cadere, come altri che ingombrano il mio procedere.
Parma, 7 gennaio 2018 memoria di san Luciano d’Antiochia sacerdote e martire