Córdoba era la mia meta principale e, finalmente, sono riuscito a visitarla; in verità un po’ di corsa ma pazienza.
Partenza dalla stazione di Santa Justa, a Siviglia; abbiamo incontrato qualche difficoltà a capire quanto pagare perché il prezzo variava continuamente ma, una volta deciso quale treno prendere, eccoci pronti per il viaggio che è stato piacevole.
La meta principale di Córdoba era, ovviamente, il famosissimo Conjunto Monumental Mezquita-Catedral de Córdoba, ovvero la cattedrale moschea di cui ho tanto sentito parlare ed ho anche letto qualcosa sulle polemiche circa la proprietà.
C’è un documento recente, del settembre 2018, elaborato da tre esperti e dalla vice presidente dell’attuale governo, Carmen Calvo, manco a dirlo di quel partito socialista che sta governando la Spagna attualmente e che, da anni, combatte contro la chiesa cattolica una lotta senza quartiere (remember Zapatero); secondo questi studiosi la Mezquita-Catedral sarebbe di proprietà pubblica e non del Capitolo della Cattedrale; altri studiosi hanno sostenuto la tesi opposta, tra questi ho ascoltato l’intervista di José Juan Jiménez Güeto, canonico della Cattedrale.
Non sono un giurista, tanto meno uno storico, ma mi pare che sia una polemica del tutto pretestuosa, com’è abitudine degli ideologi di sinistra.
Lasciamo da parte questa pietosa vicenda e torniamo alla Mezquita-Catedral: Stefano, appena entrati, l’ha definita un luogo che non invita alla preghiera ed effettivamente non sembra un luogo di culto cristiano; la prima impressione è quella di entrata in un bosco, un luogo incantato ove ci si perde perché non ci sono punti di orientamento ma la ripetizione, sempre uguale di colonne, un effetto di straniamento.
Una curiosità iniziale: tutte le moschee sono orientate verso la Mecca, questa non lo è ed una leggenda giustifica questo errore; Abd al-Raḥmān, il primo costruttore, sarebbe stato originario e nostalgico di Damasco, da cui era stata espulso dagli Abbasidi, e per tale motivo avrebbe orientato in direzione della moschea di questa città il miḥrāb della moschea di Córdoba; leggenda non credibile.
Resta il fatto che vari emiri si susseguirono negli ampliamenti che portarono la moschea ad avere 1293 colonne, una vera e propria foresta.
Ferdinando III di Castiglia detto il santo conquistò la città nel 1236 e convertì la moschea in cattedrale, al cui interno venne edificata la Capilla Real, decorata in stile mudéjar che comportò l’abbattimento di alcune file di colonne, ma fu soltanto ai tempi di Carlo V che i canonici ottennero il permesso di costruire, nella parte centrale, un’imponente cattedrale, quella che vediamo attualmente e che rappresenta un unicum davvero eccezionale.
Succede, infatti, che vagando senza riferimenti per la Cattedrale, si arrivi al centro e qui si entri, all’improvviso in un solenne edificio che mescola gli stili gotico, rinascimentale e barocco; Carlo V, vista l’opera, avrebbe commentato: «avete costruito qualcosa che si può vedere ovunque, distruggendo qualcosa che invece era unico al mondo», in realtà l’edificio attuale è qualcosa di unico al mondo.
Chiaramente mi sono girato per tute le cappelle addossate ai vari lati dell’edificio, le opere d’arte custodite sono belle, il mihrāb è sicuramente splendido, ma è il complesso degli stili che è un insieme davvero fuori del comune.
La visita della Mezquita-Catedral valeva il viaggio.
Dopo un pranzetto ristoratore presso un locale che credevamo tipico ma era soltanto trascurato, sia nel locale che nel servizio, ci siamo concessi una passeggiata per la città, quindi l’immancabile ponte romano, che mi è piaciuto senza esaltarmi; è comunque una costruzione curiosa, più volte oggetto di lavori, tra i più imponenti e immediatamente percepibili ci sono la Torre di Calahorra e la Puerta del puente, addizioni musulmane; a metà ponte c’è inoltre una statua dell’arcangelo Raffaele, risalente al XVII secolo.
Il ponte, che per secoli è stata l’unica via di comunicazione, attualmente è pedonalizzato, il che mi sembra un’ottima idea: ho abitato per anni in una città dove c’è un ponte romano meno imponente ma non meno bello (col parco adiacente ottimamente recuperato) che è tuttora transitabile in auto, il che grida vendetta al cospetto di Dio: parlo di Rimini e del Ponte di Tiberio, per chi avesse dubbi.
Ma più del ponte ho apprezzato il famoso Alcázar de los Reyes Cristianos, una fortezza che, come al solito, ha origini visigote, riedificazione araba e riutilizzo cristiano; in questo luogo Cristoforo Colombo chiese il finanziamento della sua spedizione ma non fu questo l’unico avvenimento che contrassegnò la lunga vita del palazzo: fu la sede dei re cattolici che da qui diressero le operazioni per la conquista di Granada, divenne sede del tribunale dell’inquisizione, venne utilizzato, come sempre purtroppo, dalle truppe napoleoniche, poi come carcere civile ed infine come monumento nazionale.
Molto gustoso passeggiare tra le aiuole e le piscine, con un caldo sole che ha reso piacevolissima anche questa escursione.
Altro giretto per la città, museo taurino, senza entrarvi, mercato dell’artigianato, sinagoga, edificio anche questo, che ha cambiato utilizzo svariate volte nel corso dei secoli, e due chiese soltanto, quella di San Nicolás de la Villa ed un’altra di cui non ricordo il nome; discorso a parte merita l’Oratorio di San Bartolomeo, che ho deciso di visitare perché è parte della Facoltà di Lettere e Filosofia: è una piccola cappella, eretta tra il 1399 e il 1410 in stile mudéjar , molto carina.
Un passaggio nei pressi della statua di Seneca, che è originario di Córdoba e, finalmente, è giunta l’ora del ritorno: l’appuntamento è fissato per le 18.30 al Paseo de la Victoria, di fronte al Mercado omonimo; appuntamento con chi? con Pilar. Ma prima di Pilar ho l’opportunità di dare uno sguardo al Mausoleo romano, una tomba di famiglia benestante che risale al I sec. d.C., un monumento stranamente non valorizzato per non dire trascurato.
Pilar è una giovane farmacista, molto carina di modi e di aspetto che Stefano ha “accalappiato” tramite blablacar; con lei ed un altro giovane passeggero, abbiamo fatto ritorno, in auto a Siviglia, incappando anche in un bel temporale.
Il viaggio è stato molto piacevole, la giovane ha chiesto molte informazioni sulla mafia, il che la dice lunga sui motivi per cui siamo conosciuti nel mondo, ed è stata davvero cortese e cordiale; con mio enorme dispiacere, Stefano l’ha definito l’evento più bello della giornata.
Ne sono dispiaciuto perché ho cercato di trasmettere all’ottimo Stefano il piacere che provo nel visitare i prodotti del pensiero (che siano chiese, monumenti o edifici poco importa) ma ho miseramente fallito.
Arrivo, comunque, sempre presso la stazione di Santa Justa dove ci siamo persi svariate volte (ma era ormai buio e pioveva) fino a che, ritrovata la strada di casa, ci siamo fermati per un’ottima cena in un bel posto, lo stesso dove siamo tornati il giorno successivo, con grande soddisfazione, ma questa è un’altra giornata.
Stefano mi faceva notare che in questo giorno è esattamente a metà dell’anno, rispetto alla sua data di nascita, come se non lo sapessi.
Córdoba, 23 gennaio 2020, memoria di San Vincenzo di Saragozza, Diacono e martire, di San Vincenzo Pallotti e della Beata Laura Vicuna