C’è chi si laurea e chi dice no, a Modena

Modena è il trait d’union del tutto casuale, sia geograficamente sia temporalmente, di due eventi tra loro del tutto indipendenti.

Procediamo con ordine: era l’11 settembre dello scorso anno ed in compagnia di vari colleghi iniziammo la trasferta verso quel di Barletta, per ricordare e commemorare il tragico eccidio nazista che vide coinvolti 11 vigili urbani, di cui solo uno sopravvisse, e 2 netturbini.

Parte dell’allegra comitiva erano anche due giovani pargoli, uno dei quali è assurto all’impegnativo ruolo di mio prediletto, l’ottimo Zeno.

Simpatico, estroverso, cortese e con idee professionali molto chiare, condivisibili nella quasi totalità: insomma una buona miscela di entusiasmo giovanile (probabilmente un po’ da controllare) e chiarezza di idee sulla nostra professione, uno di quei giovani coi quali sono certo che mi sarei trovato molto in sintonia ai tempi in cui ero il capetto dell’ufficio di polizia giudiziaria in quel di Modena.

Ho saputo e me ne rallegro molto, che questo baldo giovanotto si è laureato, non il primo né l’ultimo di professionisti che intendono migliorare le proprie conoscenze e competenze.

Con grande piacere e soddisfazione partecipo della sua gioia e gli auguro ogni fortuna per il futuro, avendo la certezza che opererà bene.

Contraltare a questo bel momento, la lettura di un paio di articoli di giornale, dedicati all’intervento di un consigliere comunale modenese, tal Vittorio Reggiani, ovviamente in quota PD e sfortunatamente appartenente al mondo cattolico.

Questo consigliere ha dichiarato di non provare particolare entusiasmo per il taser ed anzi vedrebbe bene la polizia locale disarmata, cioè senza pistola; certo con un manganello tipo bobby inglese perché un po’ di difesa va concessa a chiunque, ma la pistola …

La polizia municipale (che sia diventata locale è sfuggito al nostro ottimo amministratore) col manganello mi ha fatto davvero sorridere perché, se non fosse per il riferimento ai civilissimi bobbies della perfida Allbione, il nostro consigliere dovrebbe ricordare che il termine manganello è indissolubilmente legato ad un inglorioso passato (che è bene che resti tale).

A cosa mi riferisco?

Ad esempio ai tentativi poetico religiosi (prima dei cattocomunisti non sono mancati i cattofascisti) di un giornalista del tempo che fu, Asvero Gravelli, che non risparmiò ai suoi contemporanei queste rime da far impallidire Dante e Petrarca:

«O tu santo Manganello
tu patrono saggio e austero,
più che bomba e che coltello
coi nemici sei severo.
O tu santo Manganello
di nodosa quercia figlio
ver miracolo opri ognor,
se nell’ora del periglio
batti i vili e gli impostor.
Manganello, Manganello,
che rischiari ogni cervello,
sempre tu sarai sol quello
che il fascista adorerà.»

Quindi, caro Reggiani, piano coi manganelli.

Ho sentito l’audio delle sue dichiarazioni, fantastiche: “Alla polizia locale darei un ruolo di controllo sociale…”, chissà cosa intende con questo termine, unito poi a manganello,  che mi suscita i brividi in ogni parte del corpo.

E continua: “La sicurezza la si ottiene passando dalla coesione sociale e dalla attenzione al territorio”; chissà cosa intende con coesione sociale, meglio non indagare.

L’ennesima dimostrazione che la melassa cattocomunista opporrà sempre e comunque resistenza ad una ridefinizione del ruolo della polizia locale, in chiave più moderna cioè adeguata alle sfide di questo tempo, che non è più quello della nostra famosa ed intoccabile legge quadro del 1986, la numero 65.

Ho scritto intoccabile perché resto convinto che nessuna forza politica abbia l’intenzione di procedere ad una vera, decente, riforma, con grande delusione degli entusiasti giovanotti neolaureati.

Abbiamo in carica da quasi due anni un governo che, sulla carta, non dovrebbe essere ostile ma c’è la presenza di un ministro dell’interno che viene dalla carriere prefettizia, cioè dallo stesso ministero che ci vede, dicendola more parmigiano, “come un bego nella minestra” (lascio a chi non è di Parma cercare il significato di bego): da due anni se ne parla, come ne ho sentito parlare dai tempi della mia prima assunzione, ed era il secolo scorso.

Credo che qualcosa arriverà, magari proprio con questo governo, e quel qualcosa sarà o peggiorativo o una mano di vernice sulla legge 65, senza alcuna modifica reale, in modo da permettere alle forze politiche di chiudere, per almeno altri 40 anni, la pratica della riforma.

I cattocomunisti, la cgil, i sinistri vari e compagnia cantante sappiamo che continueranno a dire no.

La speranza, per i giovani come l’ottimo Zeno, si fa sempre più flebile.

Parma, 24 luglio 2024, memoria di Santa Cristina di Bolsena martire

postilla

Dopo la pubblicazione di questo post ho scoperto un’ultima dichiarazione di un insigne politico, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri: “la polizia locale non può fare arresti”.

Senza troppo impegno ho guardato il suo profilo su wikipedia ed ho scoperto che non si tratta di un dilettante della politica ma di intellettuale (qualità che non si nega a nessuno ormai) di lungo corso, che ha ricoperto incarichi prestigiosi sia a livello europeo che italiano, tra i quali ministro dell’economia e delle finanze, nel governo Conte II (qualche motivo di imbarazzo a fare il ministro con Conte lo avrei provato, ma le comodità di certe poltrone attutiscono alquanto).

Continua wikipedia: “È professore associato di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” ed è vicedirettore della Fondazione Istituto Gramsci. È autore di numerosi libri ed articoli sulla storia italiana e internazionale del XX secolo e sul processo di integrazione europea. Collabora a diversi quotidiani e riviste e ha diretto il Rapporto annuale sull’integrazione europea per l’editore Il Mulino.

Serve precisare che è del PD?

Poiché mi rifiuto di credere che cotanto personaggio ignori il lavoro quotidiano di tanta parte dei suoi dipendenti, le migliaia di operatori della polizia locale di Roma, mi sento di poter considerare la sua dichiarazione come una gaffe, a portata di lingua di chiunque sia tanto indaffarato e su tanti fronti.

Niente più di una gaffe, che merita indulgenza ed induce pure una tal qual simpatia.

Vedo pericolosamente vacillare il trono del ministro Gennaro Sangiuliano ma alle prossime olimpiadi potremmo avere una squadra di gaffeur competitiva ai massimi livelli.

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