Carlo I d’Asburgo e Katia

Ricorre oggi la memoria liturgica del Beato Carlo I d’Asburgo, ultimo Imperatore d’Austria.

Manifesto, da tempo, la mia preferenza per la figura dell’imperatore come uno che ha facoltà giuridica: quod principi placet… ed in carenza di Europa non si tratta di tornare a regnucoli provinciali come il lombardo veneto ma di costituire una vera Europa, una e cristiana (con tutti i limiti che sappiamo del cristianesimo).

Dichiaravo, inoltre, sempre oggi,  la mia collega Katia come patrimonio dell’umanità: è una donna splendida e non solo fisicamente; non nascondo la mia predilezione che è una verea e propria preferenza; mi piace il suo essere donna, curata ma senza eccessi (beh un difettuccio ce l’ha: i tatuaggi) e la sua serietà e decisione sul lavoro.

Donna che mi piace come altre – mai molte – e che spero mi vorrà concedere il dono prezioso della sua amicizia anche se temo che non ami nulla di ciò che apprezzo io: un passaggio ulteriore di apertura ad un diverso che può diventare ricchezza.

Mi piace avere unito il beato Carlo d’Asburgo e Katia: non voglio più fare distinzioni tra sacro e profano.

Parlando, poi, con un sacerdote, è venuta fuori un’idea che faccio mia: parlando, non si tratta di discutere, ma di costiruire l’altro come giudice; questi avrà la possibilità di stabilire se farsene qualcosa delle parole che ha pronunciato l’interlocutore: si potrebbe dire che anche il parlare è un appuntamento.

Imputo a Katia, come ad altre, di ben trattarsi per favorire appuntamenti anche se, al momento, debbo “rimproverarle” che troppo limitati sono i tipi di appuntamento che le interessano, anche lei ha la possibilità di approfittare di altri contributi.

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