Buona Pasqua: quest’anno sto meditando sulle secche in cui ci si può arenare, secche che spesso hanno l’attrattiva delle sirene di omerica memoria: seducenti e mortifere.
Invitano e trattengono, inibiscono il pensiero che vi si adagia, insoddisfatto ma con un minimo di ritorno economico, una vischiosa elemosina che tiene in vita l’inconcludenza.
Pasqua potrebbe essere festeggiata, credo, anche in questo modo, come un momento di ripresa, di uscita dal deserto della mancanza di orientamento, di cammino confuso verso una meta promessa ma forse non troppo desiderata.
Un momento di passaggio dalla promessa al desiderio, secondo quella modalità – di cui ho già parlato – magistralmente descritta da Goethe e citata da Freud: “Ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo, se vuoi possederlo davvero“; non è sufficiente ricevere, è necessario appropriarsene nuovamente ed ogni volta.
Penso alle mie tentazioni ed al lavoro da compiere per bonificare il mio giardino, senza guerra – la zizzania cade da sola quando è il momento – perché il lavoro di coltivazione e bonifica è sempre costruttivo, mai distruttivo, è un lavoro di ricchezza.
Mi viene in mente che Freud usava il termine bonifica per quel lavoro di civiltà che è stato il prosciugamento dello Zuiderzee (in olandese “Mare del sud, un golfo prosciugato grazie ad una diga di 32 km, un’opera immane), lavoro che ha permesso di strappare al mare nuove terre.
Ogni bonifica parte da una base, una pietra angolare potremmo dire, e questa ben potrebbe essere il pensiero di quell’Uomo che, messo a morte, ha ben pensato di risorgere, considerando positivo l’essersi incarnato, cioè essersi fatto uomo.
Come per lo Zuiderzee, divengono possibili nuovi pensieri, territori prima inesistenti prendono forma, senza la grettezza del provincialismo che è sempre guerresco e quindi guerrafondaio.
Buona e Santa Pasqua a chiunque desideri essere amico di quel pensiero.
Parma, 31 marzo 2024 Pasqua di Resurrezione