Dopo una giornata trascorsa tranquillamente, con la sera che scendeva a dare ristoro alle piantine di radicchio di Castelfranco che mia madre mi impone di trapiantare (e la terra è davvero bassa in queste occasioni), operazione che ha comportato il sacrificio di un paio di calzoni praticamente nuovi, laceratisi completamente ed in maniera irrecuperabile; bene, a conclusione di tale giornata, mentre tornavo dalla farmacia, la mia auto ha pensato bene di tradirmi; non è la prima volta ma la ripetizione non induce assuefazione, il dolore, soprattutto pecuniario è sempre lancinante.
Stavolta è accaduto che, salito in auto, ingranata la retromarcia, ho sentito uno strano rumore come se fossi sceso da un marciapiedi strisciando; ma non c’era marciapiedi su cui fossi salito.
Ho cercato di capire ed ho visto un tubo tristemente penzolante, tra la mia ruota anteriore sinistra ed il resto della carrozzeria.
Ovviamente quando poteva capitare? il 16 agosto, settimana in cui tutto è chiuso o quasi in Italia.
Ho scoperto, fortunatamente, che la mia assicurazione copre il trasporto con carro attrezzi (che ha faticato un bel po’ per caricare l’auto) per cui almeno una parte del danno riesco a limitarla ma il braccio e la cuffia sono andati.
Prima di oggi braccio e cuffia avrebbero significato tutt’altro ma non si finisce mai d’imparare e sborsare.
Quel che mi rasserena molto è che non ho fatto danni ad altri come tutti mi ripetono avrebbe potuto accadere.
Se ieri mi ero lamentato con la Madonna di Fontanellato, oggi devo ringraziarla visto che il viaggio di andata e ritorno, poche ore prima tutto sommato, si è svolto senza inghippi.
Caso, fortuna, Provvidenza, ognuno la chiami come meglio crede, resta che ho portato a casa incolume mia mamma dal santuario, nonostante tutte quelle curve, poi ieri le due anzianotte dall’ospedale per ben due volte, quindi grazie; chi si sente ringraziato, se vorrà, mi darà cenno di riscontro.
L’ulteriore fortuna è venuta dall’autofficina, ovviamente ce ne sono pochissime aperte ma, guarda caso, una si trova proprio a due passi da casa mia; vado a prendere contatti per far condurre lì l’auto e parlo con un gentile giovanotto con barbetta nera e braccia coperte di tatuaggi tribali che mi dice di portarla senza problemi; una volta arrivato a destinazione col mezzo, trovo la segretaria che mi chiede con chi ho parlato, alla mia descrizione del ragazzo mi risponde che quel giovanotto non è il titolare e che devo parlare con un altro, il che mi fa tremare, temendo un possibile rifiuto.
Tutto sembra tornare in alto mare ma il titolare, fortunatamente, mi riceve con cortesia e disponibilità e, ancora una volta, tanti tatuaggi; un tempo nelle officine andavano di moda quegli orrendi e discutibilissimi calendari con donnine discinte, oggi sono sugli scudi i tatuaggi degli addetti, o tempora o mores.
Debbo spezzare una lancia in favore dei tatuaggi, che peraltro non mi sono mai piaciuti; quei calendari li ho sempre trovati tristi oltre che offensivi della dignità delle ragazze, questi, almeno, non offendono nessuno.
Il titolare, comunque, è stato davvero cortese e di questo lo ringrazio di cuore.