Bologna

Tolte dai piedi le formalità burocratiche delle dichiarazioni dei redditi, mi precipito a Bologna dove devo svolgere una pratica alla Banca d’Italia per poi darmi alla follia come turista fai da te; inforco la mia appendice ottica e mi scateno: nei pressi c’è l’Archiginnasio e non importa che già ci sia stato, tutti quegli stemmi, stucchi, statue sono come un banco di caramelle per un bimbo goloso.

Stavolta salgo anche al primo piano e riesco a visitare anche il teatro anatomico; scopro che è visitabile anche la stanza dello “Stabat Mater” così mi ci dirigo salvo scoprire che serve un accompagnatore che apra la porta; dopo pochi minuti vedo uscire un gruppetto sparuto così mi avvicino e chiedo di poter visitare la stanza: l’addetto, scocciato mi riaccompagna mollando il gruppetto, mi fa entrare e mi dice con tono poco cortese: “le faccio scattare un paio di foto e poi andiamo via, l’avevo detto anche prima di seguirmi”; premetto che io non avevo sentito, che non sapevo della cosa, che non facevo parte di nessun gruppo, insomma mi pareva di non avere commesso alcun reato no? Indispettito dalla scortesia gli dico chiaramente che se la imposta così me ne vado subito e che farò le rimostranze a chi di dovere così che il tipo mi invita a farlo licenziare.

Caro Sindaco, se questo lavoratore è un dipendente comunale, credo sia opportuno che il dirigente di settore organizzi con urgenza un corso di comunicazione e buone maniere; posso capire di averlo scocciato, ma, come gli ho fatto notare, i dipendenti pubblici sono pagati dai cittadini e devono essere al loro servizio, peraltro per svolgere un compito, nello specifico, non particolarmente frustrante o conflittuale: non amo la gazzarra e le discussioni e cerco sempre di trattare gli altri come vorrei essere trattato io, per cui trovo insopportabile che ci sia gente che risponde in malo modo a chi chiede soltanto ciò che viene pubblicizzato.

Il teatro anatomico, che risale al XVII secolo, è in legno d’abete e suscita una certa impressione poiché sembra realmente che si tratti di un teatro anche se lo spettacolo non era certamente tra i più vivaci che potessero rappresentarsi: il protagonista difficilmente concedeva il bis!!

Mi ha colpito particolarmente la figura di due telamoni detti “spellati” che fiancheggiano la cattedra del lettore ed il puttino che offre all’allegoria dell’anatomia un femore anziché il più classico e banale fiore; bello anche il soffitto che ricorda temi astrologici (e scopro che la tradizione risale alla medicina araba che prima di somministrare farmaci consultava gli astri).

Bene, finita la lamentela civica debbo iniziarne una ecclesiastica: lancio un appello al Vicario episcopale per la cultura, il caro amico, oso ancora chiamarlo così sebbene sia tempo che non ci sentiamo, Monsignor Lino Goriup, mio compagno di università, una delle persone che ricordo con grandissima stima ed affetto come tra le più significative di quegli anni, ebbene debbo chiedere a lui perchè, facendo uso dell’autorità di cui gode, tolga il divieto, assurdo, di scattare foto all’interno di varie chiese della città: sia in San Petronio che in Santa Maria della Vita il divieto è ferreo e privo di senso; confido perchè questo ostacolo venga rimosso; le foto, tra l’altro, sono un messaggio per invitare altri a visitare queste chiese bellissime.

Santa Maria della Vita ignoravo che esistesse, il caso mi ci ha fatto imbattere e scoprire uno straordinario Compianto su Cristo morto che è un tema che trovo con una certa frequenza in zona.

Trovo chiuso, invece, il complesso di Santo Stefano (d’altronde non posso trattenermi troppo in città, il lavoro urge ed incombe), aperta la Cattedrale ma le avverse condizioni di luce mi impediscono, di fatto, di fotografare l’altro Compianto, di Alfonso Lombardi, risalente al XVI secolo.

San Petronio non la ricordavo proprio per cui me la gusto col piacere di una scoperta: anche qui un pregevole Compianto – che mi stia diventando una fissazione? – stavolta di Vincenzo Onofri, del XV secolo; bella la cappella dei re magi, purtroppo la balaustra ne impedisce un adeguato godimento (Monsignore pensaci tu…), affrescata da Giuseppe di Pietro Falloppi conosciuto come Pietro da Modena; si intravede un enorme diavolo che divora, senza pietà – e ci mancherebbe – i dannati; curiosità: la chiesa custodisce la più grande meridiana del mondo.

Terminati questi giretti nel centro mi trasferisco, ben intenzionato al Mambo: purtroppo l’ora inclemente mi richiama al dovere ed al treno che mi riporterà a Modena ed al lavoro.

Prima faccio un salto nel giardino sottostante il Mambo, dove trovo alcune opere assai interessanti, che meritano un ritorno per capire di chi sono.

Ci tornerò presto anche per la piacevole presenza di gente, giovani studenti e scolaresche che si muoveva allegramente in piazza, creando la sensazione di una piazza ben frequentata.

Oltre 300 risulteranno le foto scattate, ora la selezione …

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