Terzo museo in ordine di visita è il Bode Museum, con le collezioni di sculture e di monete.
Ancora un’overdose di bellezza, addirittura troppa in così poche ore; fortunatamente in tutti i musei è permesso scattare foto (senza flash come è giusto che sia), eccettuato soltanto il busto di Nefertiti.
Uscirò davvero stordito dalle sale dove tanto lavoro del pensiero umano fa mostra di sè perchè altri possano trarre frutto; per il momento la città è in secondo piano; i musei potrebbero essere ovunque, sono quasi enti extraterritoriali.
Ammetto la limitatezza della mia formazione, troppo museale, ma il luogo museo permette, comunque, di poter vedere dal vivo la materia elaborata, le increspature, le levigature, i particolari che nessuna foto o riproduzione può offrire.
Luogo magico ed eccessivo perchè il troppo mette in secondo piano opere che potrebbero avere ben altra considerazione e che si trovano sacrificate a fianco di capolavori.
Poi stordisce perchè come il buon vino è inebriante.
Beh il Bode Museum come tutti gli altri non delude da questo punto di vista: l’ebbrezza è assicurata.
Le collezioni di statue, quelle di arte bizantina e le monete sono le pietanze che il museo offre ai visitatori.
Vado girando tra altari rinascimentali italiani ed un bel compianto su Cristo morto; ritrovo anche qui la compagnia di quel sant’uomo del cardinale Borghese ed inaspettato e quindi ancor più gradito, il mio amatissimo Bernini col giovanile putto sul delfino. Opera giovanile molto bella ma ancor distante da quei capolavori che mi posizionano Gian Lorenzo tra gli autori più cari.
Collezioni di statue e statuette, piccole ma non meno belle, barocche attirano la mia attenzione come le api un fiore in boccio: scultura e pittura sono le regine delle arti almeno secondo il mio giudizio.
Qui trovo splendidi esempi di quelle chiamate, erroneamente, arti minori quali l’oreficeria ed una collezione di monete che vede campeggiare quella più grande al mondo: il milione di dollari canadesi, moneta da ben 100 kg d’oro.
Alcuni, chiamiamoli quadretti, in rilievo, totalmente bianchi, mi ricordano le splendide opere di Serpotta a Palermo mentre una vetrina espone strani strumenti in materiale che mi sembra avorio.
Mi sembra di essere un bambino in un negozio di caramelle: mi muovo tra un’opera e l’altra indeciso su quale prediligere e fissare nella memoria.
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