Berlino e Italia paragone impietoso

Non tutto era perfetto, a Berlino, com’è ovvio: varie scene di povertà ho avuto modo di notarle, come la pietosa e dignitosa signora che ho fotografato, con tanto di radio stereo in supporto, a chiedere l’elemosina o il tipo tecnologico che guardava nei cestini dei rifiuti utilizzando una torcia elettrica, ma il sottofondo, chiamiamolo così, mi sembra di maggior serietà rispetto alle buffonate italiane.

Due cose ho notato: nessuno al piano terra ha le finestre con le sbarre, cosa da noi usuale ormai quasi ovunque; la seconda cosa riguarda i prezzi; quasi tutti i negozi espongono chiaramente i prezzi, le eccezioni sono davvero poche.

Mi sono trovato una sera, a negozio chiuso, a passare davanti alle vetrine di una gioielleria prestigiosissima a vedere i marchi che esponeva: ebbene c’erano orologi da 12000 euro rigorosamente prezzati e coi prezzi visibili, impensabile in Italia.

Un paese serio, insomma, di una serietà che ho trovato spesso, in Europa e che fatico a vedere nel nostro paese, dalle piccole cose.

In questi giorni, andando in bicicletta. ho trovato sempre auto sulla pista ciclabile di via Venezia, come fosse normale; ho guardato i genitori che vanno a prendere i figli a scuola: ce ne fosse uno che li sistema con un minimo decente di sicurezza; le cinture sono spesso un optional; le deiezioni canine una consuetudine.

Leggendo i giornali il senso di distanza dalla Germania aumenta ancora a sentire degli episodi di corruzione, ormai ordinaria amministrazione ovunque (sud centro nord pari sono), dagli scontri, liti, polemiche infinite su tutto e per qualsiasi sciocchezza.

Oggi ho letto dei patteggiamenti per le tangenti Expo e, ancor più simpatico, un articolo che il Corriere dedica all’università di Bari dove si discute se il divieto di assunzione di parenti e affini fino al quarto grado riguardi anche le mogli: effettivamente il problema è di non poco conto, anzi potrebbe coinvolgere la stessa Costituzione repubblicana, il principio di eguaglianza, le pari opportunità, le quote rosa, insomma un tema da sviscerare, approfondire, chiosare con estrema attenzione. Si potrebbe scrivere qualche tesi di diritto di famiglia, finalmente avremmo un’università all’avanguardia nel mondo…

In un paese civile, normale, niente di straordinario, il rettore di un’università che perdesse tempo a discutere di tale problema non sarebbe da destinare ad altro e più lieve incarico? Le stirpi di docenti, tutti parenti tra loro, oltre che al pubblico ludibrio, non sarebbero da mandare dove poc’anzi è stato inviato il magnifico?

Non parlo delle grandi riforme in cui si cimenta il nostro roboante presidente del consiglio, il grande promettitore (che peraltro manifesta un’antipatia verso magnifici uccelli quali sono i gufi, e sarebbe da denunciare per razzismo ornitologico), basterebbe recuperare quel minimo di senso del decoro, non oso dire di realtà che sembra essere scomparsa dal belpaese.

Ribadisco che dobbiamo estinguerci come popolo e fino a quel momento essere governati dai tedeschi.

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