Oggi si celebra la memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes e la giornata mondiale del malato. Mai come oggi mi sembra un’occasione importante anche se in realtà l’episodio che mi ha molto risollevato risale a ieri sera, 10 febbraio, giorno della commemorazione di Santa Scolastica, sorella di san Benedetto e del Beato Alojzije Viktor Stepinac.
Secondo l’uso ecclesiastico, risalente all’ebraismo, tuttavia, il giorno inizia con la sera per cui il lieto evento che vado a raccontare ben potrebbe essere considerato sotto la protezione della Beata Vergine Maria di Lourdes.
Ebbene, inaspettatamente, ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere, proprio quattro, con la persona che si trova, inferma, in ospedale a Parma.
Non posso dire che è stata una gioia immensa perchè la situazione permane delicata ma il piacere di sentire la voce amica, seppure stanca ed incerta, è stato davvero grande.
Un grande passo è stato compiuto, primo gradino di una scala da salire fino all’ultimo piolo per vedere finalmente una via d’uscita.
Rimango, però, molto in difficoltà sull’idea di miracolo, di richiesta o impetrazione come si dice; il mio pensiero si inceppa davanti a scrupoli ed ambiguità; sebbene tentato, non voglio nemmeno cadere nelle tentazioni mistiche, che so essere pericolose.
Dunque cosa è pregare?
Intanto ringrazio per come stanno andando le cose.
Di tutt’altro, stavolta banale, tenore: oggi sono terminati i radicchi che avevo piantato quest’autunno con mia madre.
Una sciocchezza ma anche una indicazione di un buon lavoro svolto nell’orto, aiutato anche da un tempo tutto sommato clemente.
Il lavoro nell’orto mi ricorda che è solo col lavoro che si ottengono frutti; nello specifico agrario il lavoro è anche pesante (si dice infatti che la terra è bassa) ma l’accento non è da porre sulla pesantezza, quanto, invece, sulla connessione lavoro-frutto come cura, avere cura.
Lavoro, inoltre, pacifico perchè la parte dedicata ai nemici delle verdure coltivate è sempre residuale e temporanea: l’obiettivo non è la lotta ai nemici delle colture, ma la loro cura perchè fruttifichino.
L’orticoltura come metafora dell’amicizia e della vita stessa; mi viene in mente il salmo 125:
“Chi semina nelle lacrime
mieterà con giubilo.
Nell’andare, se ne va e piange,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con giubilo,
portando i suoi covoni.”
Sostituendo lacrime con lavoro si toglie di mezzo l’aspetto malinconico per sottolineare la valenza positiva del disporre le cose affinché accada il miracolo della creazione di qualcosa di nuovo, che non è solo la somma dei prodotti messi in campo.
C’è un’idea frequente, nella Bibbia, quella della sovrabbondanza che è descritta come dono del Signore ma che ascriverei anche all’uomo, nel suo essere a immagine e somiglianza.
Beata Vergine Maria di Lourdes, di Fatima e Ausiliatrice intercedi per noi
San Giacomo
San Sebastiano
Santa Scolastica
Beato Carlo I d’Asburgo
Beato Pio IX
Beato Alojzije Viktor Stepinac
pregate per noi,
lavorate per noi.