Barcellona

Barcellona 20 – 22 ottobre 2008

Ryanair e Agostino, un binomio quasi inscindibile.

Erano anni che avevo remore a visitare la Spagna, quella sorta di ritrosia, che uno non sa spiegarsi ma, grazie alle insistenze di Agostino e alle offerte di Ryanair, ho ceduto alle lusinghe catalane.

L’arrivo è di notte ma senza problemi, l’aereo ha anticipato di un’ora tanto che eravamo convinti che ci fosse stato il cambio del fuso orario, quindi nessun problema col pullman… Albergo in Calle Fontanelle, decoroso e, tutto sommato, tranquillo, non posso proprio lamentarmi.

Il giorno dopo visita alla cattedrale (in restauro sigh), poi al Barrio Gotico (con tanto di tentativo di scippo non ai nostri danni, fortunatamente fallito, in diretta: ci sono rimasto davvero male, unico neo di tutta la vacanza); nel pomeriggio esplorazione della Rambla da solo (Agostino era cotto dal clima molto umido che ci ha debilitati non poco) poi alla Sagrada Familia che mi ha sconcertato per gli eccessi.

Il tema dell’eccesso, da allora, credo non mi abbia più lasciato: c’è una vena barocca, almeno come tentazione, in me, scenografica, eccessiva, esibita che in parte mi fa pensare (male) al narcisismo ed a  quell’affermazione sul barocco come “non è vero niente” che da un bel po’ mi frulla in testa e che spesso utilizzo come metro di giudizio per verificare quanta inutile sovrastruttura ci sia nell’arte (e la nevrosi si può proprio definire, tra le altre cose, come un eccesso di pensiero): il pensiero che non giunge a una meta (soddisfacente ma è un pleonasmo) costruisce superfetazioni.

Visita (solo dall’esterno viste le resistenze di Agostino) ad alcune case di Gaudì poi Rambla di sera. Pranzo e cena al ristorante: è interrotta la catena che ci legava agli economicissimi Mc Donald; a cena ho ordinato un piatto di anchoes (acciughe) che si sono rivelate essere 5 (si 5) acciughe nude e crude o quasi, e, per un fraintendimento con Agostino, una bottiglia di vino bianco, risultato scontato: mangiato poco (ho dovuto aggiungere un’insalata per sopravvivere) e bevuto molto (a parte un bicchiere, Agostino non ha toccato la bottiglia mentre io, lo ammetto, ho trovato quel vinello delizioso), sono uscito dal ristorante vagamente alticcio.

Il giorno dopo è il momento della visita al Palau de la Musica Catalana dove l’eccesso è portato a eccessi veramente eccessivi (ho ecceduto lo so ma che ce potevo fa?), poi al museo Picasso al di sotto delle aspettative (alcuni quadri erano in mostra a Roma gasp); pomeriggio al parco Guell e alla casa di Gaudì (cioè dove ha vissuto un tot di anni); serata al porto dove ho trovato un piccolo parco con alberi di cui ignoro il nome botanico e pure quello comune  (penso di papaya ma non ne ho idea) che, coi fiori tipo giglio, di colore giallo e rosa mi hanno incantato (che animo poetico). Cena sulla darsena e ritorno a piedi sulla Rambla.

L’ultimo giorno partiamo per Montjuic ma un temporale veramente in splendida forma acquatica ha scaricato sulle nostre teste una pioggia intensissima così abbiamo deviato, protetti dal mio mitico poncho verde (lo potete vedere nel viaggio a Londra del 2007) per lo splendido Museo d’arte di Catalogna con belle collezioni di arte romanica e gotica e l’interessante collezione Thyssen.

Devo confessare che la visita di Barcellona mi ha trasformato in un appassionatissimo amante della lingua spagnola (anche se lì parlano catalano), dopo questa vacanza ho iniziato a studiarlo con assiduità e un entusiasmo che mai avrei immaginato.

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