Oggi è il compleanno di un mio carissimo collega, il prediletto Cristian.
Una delle poche consolazioni che ho, nei rapporti umani, perchè non si limita ad essere sempre cordiale e gentile al lavoro, ma capita che ci si senta anche oltre l’orario.
Utimamente abbiamo anche mangiato assieme, una sera, chiacchierando amabilmente.
Cosa apprezzo di lui? il parlare franco, lo sguardo limpido, la lealtà ed il non essere rancoroso: queste sono alcune virtù che gli riconosco.
L’ultima in particolare mi risulta gradita perchè coglie un mio nervo scoperto. Mi ricorda una frase che leggevo spesso, a compieta, presa dalla Lettera agli Efesini 4,26: “Nell’ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira”.
Cos’è il rancoroso portarsi sulle spalle l’ira?
Non saperla chiudere, portare un peso inutile (e quindi dannoso), ecco due descrizioni efficaci di attività alle quali il pensiero si dedica quando si smarrisce.
Il rancore, inoltre, mi sollecita il provincialismo, lo stare gomito a gomito con qualcuno con cui non si chiudono i conti.
Vi è possibilità di rancore solo dove non si vedano vie d’uscita diverse.
Confesso che sono molto migliorato, sotto questo aspetto, ma moltissimo resta da fare.
L’ottimo Cristian mi è assai utile in questo.
Poi ci ho fatto alcuni affari, non ultimo il viaggio a Cracovia ed Auschwitz; al lavoro, invece, è sempre affidabile ed equilibrato per cui quando mi serve qualcuno che mi faccia le cose fatte bene lui è sempre una delle primissime scelte.
Ne ho dichiarato, da tempo, la predilezione, che non nascondo ed anzi ho reso pubblica perchè frutto di un’imputazione: nel rapporto con Cristian c’è convenienza, aumentano i frutti nel mio paniere.