Conosco alcuni colleghi che allo sciopero della Polizia Locale di oggi, un evento cui tengo personalmente tantissimo, sebbene non possa parteciparvi (e avrei voluto essere a Piacenza, a Modena e a Rimini) per i ben noti fatti sanitari di questi giorni, non aderiranno, ne rispetto le scelte pur non condividendole; qualcuno mi faceva notare con una certa irrisione, forse non voluta ma significativa, che tante piccole sigle sindacali, dovute a personalismi dei vari dirigenti, rendono inutile uno sciopero che servirebbe più per regolare conti interni in vista delle prossime elezioni delle rappresentanze sindacali che non come effettivo strumento di pressione politica.
Tutto può essere, non escludo a priori nemmeno questa possibilità, ma l’obiezione mi ha invitato a riflettere un istante sulla questione dell’unità.
“L’Unità” era il titolo del giornale del Partito Comunista Italiano; da giovane sentivo spesso parlare di unità sindacale (riferita alla trimurti ovviamente), insomma il tema dell’unità è sempre stato caro alla sinistra che, d’altronde, non riesce a tollerare altro che il pensiero unico.
In partibus christianorum rammento, come ampiamente documentato nei sacri testi, che le divisioni dalle origini alle varie eresie che ancor oggi dilagano, non sono mai venute meno.
Mi viene in mente un detto che circola tra gli ebrei secondo il quale dove ci sono due ebrei ci sono tre opinioni.
Insomma l’unità sembra un bene ambitissimo ma irraggiungibile; scrive il dottor Giacomo Contri in un post del 2013: “è nella patologia che siamo una massa, un corpo solo con una testa sola, una comunità (Gemeinschaft) distinta dalla società (Gesellschaft), un corpo mistico, una sola barca o zattera come quella di Géricault. L’uno è patologico.”
Cosa ha a che fare tutto questo con lo sciopero del 15?
L’unità non può mai essere un fine, al più un mezzo per conseguire un risultato: è molto da valorizzare il termine società.
Nella società i soci svolgono ciascuno il proprio lavoro, approfittando di quello altrui e mettendone a disposizione il prodotto perché divenga materia prima per altre produzioni, il tutto in vista di un profitto (che non abbia la conseguenza, come nel capitalismo, l’impoverimento di altri) che è ad un tempo dei soci e della società.
Ci sono rimasto male, sto usando un eufemismo, nel sentire che alcuni amici non faranno sciopero, l’ho percepito come una sorta di opposizione alla mia proposta personale, personalissima, di aderirvi; mi ha fatto sorgere anche qualche dubbio sul continuare a mantenere vivi quei rapporti perché l’ho vissuto come un rifiuto di me prima e oltre che rifiuto della mia proposta.
Poi mi è venuto in mente un passaggio di un libro magnifico, di Amos Oz “Contro il fanatismo”: “Ritengo che l’essenza del fanatismo stia nel desiderio di costringere gli altri a cambiare. Quell’inclinazione comune a rendere migliore il tuo vicino, educare il tuo coniuge, programmare tuo figlio, raddrizzare il fratello, piuttosto che lasciarli vivere”.
Il che ha a che fare con l’idea di società di cui parlavo prima: il legame sociale tra i soci è verificabile con un criterio (che ricevo ancor una volta dal Dr Contri), anzi con “una norma fatta di tre norme solidali:
1. portare acqua al mulino,
2. non distogliere acqua dal mulino,
3. non distruggere il mulino”.
Quello dell’unità è un falso problema; quel che è interessante è se e che vi sia produzione di farina.
Se questa giornata di sciopero produrrà farina sarà stato un successo, di cui anche chi non ha partecipato potrà approfittare perché il lavoro di produzione è inclusivo, non pone obiezioni di principio.
Il beato Nicola Gross, di cui si commemora oggi la nascita al cielo, era un sindacalista, oppositore del regime nazista: che protegga e ispiri tutti coloro che fanno questa attività.
Un saluto ed un abbraccio a tutti i colleghi che hanno aderito; con particolare affetto saluto quelli che da anni frequento e conosco, da Rimini, Ravenna, Ferrara per arrivare a Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza.
Parma, Piacenza, Modena, Rimini 15 gennaio 2022 memoria di san Mauro abate e commemorazione dei beati Pietro di Castelnau e Nicola Gross, martiri