Sperimento, in questi giorni, quanto sia facile e apparentemente piacevole, sfogare sugli altri la propria insoddisfazione: ne sono in buona parte vittima, anche se qualche cedimento mi tenta.
Sempre no, solo no, nient’altro che no, nella buona e nella cattiva sorte: la cosa mi pesa e non poco, sono tentato a mia volta di isolazionismo.
So che è una soluzione sbagliata ma il mio pensiero è stanco, fermo, bloccato, oppresso da troppi stiracchiamenti.
Non voglio cedere allo sconforto; guardando avanti a me trovo un percorso ancora da dissodare ma spero, nel contempo, di poter giungere presto se non alla meta ad un buon punto.
Mi viene in mente uno dei protagonisti del Signore degli anelli, l’ottimo sire Aragorn che al momento della sua morte, secondo me in perfetto stile francescano pronuncia queste bellissime parole: “Non prima del tempo, egli rispose. Se non vado adesso, sarò presto costretto a partire per forza… Rifletti, mia adorata, e domandati se preferiresti vedermi appassire e cadere dal mio alto trono, impotente e irragionevole. No, mia dama, io sono l’ultimo dei Numenoreani e l’ultimo Re dei Tempi Remoti; a me fu data non soltanto una vita tre volte più lunga di quella degli Uomini della Terra di Mezzo, ma anche la grazia di partire volontariamente, restituendo il dono ricevuto. Ora, quindi, dormirò”.
Un altro modo per definire sorella morte.
Non sono ancora così sano (e santo) da poterla invocare come sorella, benvenuta perchè nella salute giunge sempre al momento opportuno, tuttavia il mio spirito …
ma basta, la ripresa dei moti del corpo, del pensiero è ancora possibile e non sarà la stanchezza ad averla vinta e nemmeno stupidità, cattiveria, malafede, arroganza, invidia.
Non ne sono immune e questo credo mi preservi da tentazioni anche peggiori: la purezza della causa, le questioni di principio.
Ringrazio il buon Paolo Piccinini che mi è di qualche conforto, come Claudio, Fiorella, Marcello e l’ottimo Commissario Superpiù, che mi aiutano a mitigare il senso di desolazione.