Correva l’anno… una conoscente dei tempi dell’università, a Rimini, ad un matrimonio (uno dei rari cui mi sono concesso, ed uno dei rarissimi in cui sono stato visto danzare) mi disse che il marito era a rischio col lavoro e che stava studiando per intraprendere la mia stessa professione.
Mi chiese se avessi potuto aiutarlo a ripassare, giusto un ripasso perchè il giovanotto (neanche più tanto giovanotto) aveva già studiato a dovere.
Per mera cortesia accettai, pensando, quanto mi sbagliavo, che fosse una di quelle richiesta da cerimonia, di quelle che cadono nel dimenticatoio assieme all’ultima loro sillaba appena pronunciata.
Andò assai diversamente: non passarono che pochi giorni che ricevetti la fatidica telefonata; incontrai l’aspirante, scoprii che la sua preparazione era avanzata come la smacchiatura delle celebri bersaniane macchie del giaguaro e mi misi a preparare un corso intensivo (e gratuito) personalizzato e massiccio di formazione.
Feci uso, con abbondanza, di un validissimo sistema educativo: la cintura di canapa dell’uniforme con cui inseguivo per casa il renitente studente.
A forza di cinghiate quel signore è diventato un ottimo e validissimo collega che si occupa, ormai da anni, di infortunistica.
Ricordo ancora l’apprensione con cui l’accompagnai a Ravenna al colloquio per la prova orale e non meno il pranzetto con tomino di capra in un bel locale tipico della mia amata capitale dell’esarcato, pranzo per festeggiare il buon piazzamento che portò poi all’assunzione.
Dopo di lui ne sono venuti altri, e oltre a quelli ho iniziato a collaborare con la scuola interregionale di polizia locale e col mio sindacato così che ai corsi di prima formazione mi ritrovo ogni tanto un qualche volto già visto in precedenza.
Ad uno di questi corsi, organizzato dal sindacato, qualche anno fa, ho conosciuto un giovanotto, giovane come l’acqua, così si dice a Parma, che si preparava per iniziare l’avventura dei concorsi.
Dopo circa tre anni l’ho ritrovato a Modena al corso di prima formazione, ovviamente con mio grande piacere; il tipo, vagamente propenso ad essere un pochino ruffianotto, mi confidò che a convincerlo a studiare seriamente e a concorrere a tutti i bandi possibili, aveva contribuito l’entusiasmo che io e il collega Claudio Rimondi avevamo saputo trasmettergli.
Che Claudio sia un personaggio straordinario è risaputo, che io venga accomunato a lui è un grande onore e una non minore sciocchezza, ma tant’è.
Durante il corso ho sfruttato questo giovane collega come spalla, cerco sempre di coinvolgere qualcuno nelle mie improvvisazioni, esponendolo alla berlina per via di un certo paio di slip indossati spavaldamente ed incautamente esibiti.
Ho scoperto che si era iscritto anche ad un paio di concorsi da ispettore, decisione encomiabile nonostante una anzianità di servizio ed esperienza pari a quasi zero, ed ho approvato e benedetto questa scelta, giustamente ambiziosa.
Ci siamo risentiti alcune volte in questo periodo ed in ogni occasione non ho perso tempo nello stimolarlo (e minacciarlo delle solite botte) a studiare ed approfondire e qui si inserisce il fattore c.
Pochissimi giorni prima dello scritto il giovanotto è passato a trovarmi, nel mio ozio auricolare forzato, ed abbiamo chiacchierato di varie questioni; nell’occasione, peraltro, mi ha fato dono (ho celato la commozione ma ero commosso) di una scatola di cioccolatini, regalo non proprio azzeccato per chi è a dieta stretta, ma che ha fatto contenti i miei nipoti che l’hanno ereditata.
Tra le chiacchiere varie siamo venuti a parlare di omissione di soccorso e fuga in incidente stradale con feriti ed avendo rilevato alcune incertezze, l’ho invitato ad approfondire alcuni aspetti.
Alla prova scritta, una delle domande ha ricompreso proprio la questione della fuga a seguito di sinistro stradale.
Ma non basta: si è parlato anche di querele e anche in questo caso l’ho caldamente sollecitato ad ampliare le conoscenze; incredibile a dirsi ma una delle domande dell’orale riguardava proprio la querela.
Il risultato è un buon piazzamento al primo concorso da ispettore a neanche un anno dall’inizio della carriera.
Si potrebbe dire che è intervenuto potentemente il fattore c.
Preferisco, invece, pensare a quell’adagio che andrebbe incorniciato a fianco della foto del presidente della repubblica “aiutati chè il ciel t’aiuta”.
Questo giovanotto è stato ambizioso senza arroganza, si è rimboccato le maniche e si è dato da fare sfruttando chi riteneva potesse dargli una mano.
È stato un fruttatore, la versione corretta e virtuosa dello sfruttatore, perchè non c’è frutto dove manchi un lavoro di produzione ed una partnership: ha mangiato e digerito, fatto proprio, quel che gli veniva offerto: si chiama amicizia, che non è mai disinteressata ed è sempre fruttatrice e (s)fruttatrice.
Si è creata una maggiore ricchezza, con aumento nelle competenze e conoscenze di questo giovane ed entusiasta collega e non solo quello.
Non ne faccio il nome per rispettarne la privacy ma i miei complimenti per questa prova, nient’affatto semplice, quelli non li risparmio.
Ad maiora!
Parma, 9 maggio 2017 memoria di san Giovanni di Avila