Accoglienza

Scrivendo dell’escursione alla fondazione Magnani Rocca, parlavo di bellezza che ritempra lo spirito: è una delle soluzioni compromissorie, nevrotiche, che pratico da anni, ben sapendo che non risolveranno il problema.

Non ricordo chi lo diceva, forse Giacomo Contri, ma l’affermazione che sto per citare mi è rimasta scolpita nella memoria; il riferimento è al primo libro di Samuele, cap. 16, 27: «Igitur, quandocumque spiritus Dei arripiebat Saul, David tollebat citharam et percutiebat manu sua; et refocillabatur Saul et levius habebat: recedebat enim ab eo spiritus malus», che in italiano suona così: «Quando dunque lo spirito sovrumano investiva Saul, Davide prendeva in mano la cetra e suonava: Saul si calmava e si sentiva meglio e lo spirito sovrumano si ritirava da lui».

Il mio ricordo è questo: “la musica che Davide suonava per Saul ne alleviava il dolore ma non era in grado di guarirlo”, la stessa cosa vale per l’arte in generale ovvero, nel mio caso, la pittura e la scultura visto che per la musica sono decisamente negatissimo, come sempre mi fa notare l’amico Gabriele Trivelloni, ormai rassegnato alla mia totale impermeabilità alla cultura musicale.

Ebbene le mie consolazioni artistiche cercano di compensare le delusioni di questi giorni, l’ultima delle quali mi è stata inflitta proprio stamattina.

Dovete sapere, cari e fedeli lettori, che da sempre ci sono alcuni colleghi coi quali mi trovo in particolare sintonia, che stimo e tratto con particolare predilezione; uno di questi stamattina mi ha raccontato che nei prossimi giorni, non ricordo esattamente quale (l’ho rimosso subito per placare l’ira funesta), se ne andrà in quel di Gambettola per partecipare ad un corso di aggiornamento.

Con grandissima naturalezza, Benny il ceffo (ormai mio ex amico) mi ha confessato che ci andrà con un’altra delle mie (ex) predilette, la mitica Puffetta (che ho seduta stante degradata sul campo ad aiuto strega di Biancaneve).

Gli ho detto che sarei andato volentieri in loro compagnia, avendo, tra l’altro, l’onore di qualche illustre conoscenza in quell’ameno luogo della feconda e opulenta campagna romagnola, al che mi ha ribattuto: “saresti venuto davvero? e pensare che l’abbiamo proposto a tanti…”

Insomma né lui né la Puffetta hanno minimamente pensato di fare anche a me la proposta.

Niente di male, ci mancherebbe, liberissimi di andare dove e con chi vogliono.

Le mie considerazioni partono da qui, come un’occasione: sono giorni che medito sull’accoglienza, sul fatto che da tempo mi do da fare per cercare di essere accogliente, disponibile, di dimostrarmi partner affidabile.

Partner appunto: l’ho già detto in altre occasioni, il mio lavoro, questo stesso sito, è di tipo pontificale.

Non ambisco a diventare Papa, sia ben chiaro, ma pontefice credo di esserlo già, almeno come intenzione: il pontefice era il sacerdote che curava i ponti cioè il legame tra il mondo naturale quello soprannaturale; nel mio caso si tratta di ponti molto meno mistici, si tratta di rapporti.

A differenza del pontifex, nel mio caso, non c’è rituale che garantisca il risultato: la semina, come l’investimento sono un lavoro rischioso, che non garantisce il risultato poiché i frutti potranno venire solo dal contributo di un altro che non è detto che sia interessato a diventare partner.

Una parabola chiarisce il concetto, quella del banchetto di nozze, raccontata da Matteo, nel capitolo 22:

«2 “Simile factum est regnum caelorum homini regi, qui fecit nuptias filio suo.
3 Et misit servos suos vocare invitatos ad nuptias, et nolebant venire.
4 Iterum misit alios servos dicens: “Dicite invitatis: Ecce prandium meum paravi, tauri mei et altilia occisa, et omnia parata; venite ad nuptias”.
5 Illi autem neglexerunt et abierunt, alius in villam suam, alius vero ad negotiationem suam;
6 reliqui vero tenuerunt servos eius et contumelia affectos occiderunt.
7 Rex autem iratus est et, missis exercitibus suis, perdidit homicidas illos et civitatem illorum succendit.
8 Tunc ait servis suis: “Nuptiae quidem paratae sunt, sed qui invitati erant, non fuerunt digni;
9 ite ergo ad exitus viarum, et quoscumque inveneritis, vocate ad nuptias”.
10 Et egressi servi illi in vias, congregaverunt omnes, quos invenerunt, malos et bonos; et impletae sunt nuptiae discumbentium.
11 Intravit autem rex, ut videret discumbentes, et vidit ibi hominem non vestitum veste nuptiali
12 et ait illi: “Amice, quomodo huc intrasti, non habens vestem nuptialem?”. At ille obmutuit.
13 Tunc dixit rex ministris: “Ligate pedes eius et manus et mittite eum in tenebras exteriores: ibi erit fletus et stridor dentium”.
14 Multi enim sunt vocati, pauci vero electi ”».

Ci sono un Sovrano, suo figlio che festeggia le nozze, gli invitati: il Sovrano ha organizzato tutto, il pranzo è pronto e sicuramente è sontuoso come si conviene a tale circostanza, gli inviti giunti a destinazione.

Sembra incredibile ma gli invitati rifiutano, nessuno si reca al banchetto; il Sovrano allora ordina che si inviti chiunque si incontri per via e la sala si riempie.

La sala è piena ed il Sovrano scende tra i commensali, li onora della sua presenza, salvo scoprire che uno si è presentato senza l’abito nuziale: anche in questo caso il padrone di casa si altera e ordina che il malcapitato sia cacciato con modi un po’ spicci per il politicamente corretto imperante.

La sanzione, in entrambi i casi, il rifiuto dell’invito e la mancanza dell’abito nuziale, è durissima: la morte o la legatura come un salame e l’abbandono nelle tenebre dove regnano il pianto e lo stridore di denti.

Questa parabola è stata riutilizzata da Giacomo Contri come uno dei casi del regime dell’appuntamento; sempre Contri, in un post del 4/5/15 scriveva: ” le psicopatologie sono tutte le possibili tipologie dello s-venire dall’appuntamento, in quanto questo è il regime della salute o normalità, regime o legislazione universale avente come sede l’individuo: quando è una tale sede l’individuo è sovrano, superiorem non recognoscens”.

Tornando a questi giorni, ho scoperto che i numerosi tentativi di fissare appuntamenti, a partire da quello più banale del sorseggiare un caffè, non sortiscono effetto alcuno, il che richiede di trarne le dovute conclusioni, ovvero ritirare gli investimenti.

Parma si conferma città infelice quanto a investimenti, prenderne atto è comunque una buona notizia perché permette di cambiare strada o tipologia di investimento; per iniziare ho cancellato un po’ di inutili numeri di telefono.

Parma, 23 aprile 2022 memoria di san Giorgio

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