Grazie alla squisita cortesia di una serie di amici e colleghi ho avuto l’occasione, sempre graditissima, di andare a Ravenna per un corso di formazione.
Maurizio Marchi e Sergio Menegatti sono stati i mentori; l’ottimo Sergio, poi, mi ha voluto ospite a cena e a pranzo, dimostrandomi ancora una volta di essere quella bella persona che conosco, seppure a distanza, da anni.
Un grande grazie lo debbo ad un altro amico particolarmente caro, il mio prediletto compagno di viaggi, il mitico Agostino Babbi, che mi ha ospitato per la notte a Cesena.
A causa di una serie di imprevisti non sono riuscito ad incontrare gli amici riminesi né a passare tutto il tempo che avrei voluto con Agostino per cui ho cercato consolazione nella mia passione, nevrotica lo ammetto, per l’arte.
Il pomeriggio avanzato del 23 marzo è riservato a Cesena, alla chiesa di san Domenico, che custodisce un consistente numero di dipinti, alcuni dei quali sicuramente molto belli; la Madonna del latte, ad esempio, ma anche un guerciniano Madonna con san Filippo Neri orante.
Da non perdere il Crocifisso ligneo del XVI secolo e molto bello il Martirio di san Pietro martire, la Madonna del rosario con san Domenico e supplici del Cavalier d’Arpino, il sant’Apollinare.
Aggiungo ancora un Cristo in pietà di Biagio d’Antonio da Firenze, S. Domenico in gloria di Francesco Andreini ed il bel pulpito del 1733.
La chiesa venne eretta sul luogo della predicazione di san Pietro martire che qui, appunto, predicò attorno al 1252.
Un santo, questo, famosissimo e presente praticamente in ogni chiesa domenicana ma anche in numerosi musei, normalmente rappresentato con la testa squarciata; il suo corpo riposa nella bellissima arca, opera di Giovanni di Balduccio, in Sant’Eustorgio a Milano, che ho visitato tempo addietro e che è famosa anche per la curiosa rappresentazione della Madonna “cornuta”.
Dopo la chiesa di san Domenico mi aggiro per la città, con la quale mi sono finalmente riconciliato, seguendo le indicazioni di Agostino che mi consiglia un salto presso il Convento dei Frati Cappuccini (così rispetto anche la par condicio tra gli ordini mendicanti).
Qui scopro un fantastico, bellissimo ‘San Francesco che riceve le stigmate‘ (1646 ca.) di Guercino, opera intensissima e di commovente bellezza.
‘L’Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunziata‘ (1693-94) del cesenate Marco Maria Lascari, fa da degna corona ad un tale capolavoro.
Inebriato ma non sazio decido di andare a visitare, ed è la seconda volta, la famosissima Abbazia di S. Maria del Monte; oltre ai begli affreschi mi incuriosiscono, come già la volta precedente, gli ex voto che fanno bella mostra di sé nel deambulatorio.
Davvero curiosi, sono la testimonianza di una fede semplice e probabilmente in parte anche superstiziosa, che si perpetua nei secoli, vestendo le diverse vesti degli avvenimenti miracolosi.
Prima dell’abbazia, però, mi imbatto quasi casualmente nella chiesa dell’Osservanza, che ovviamente mi fermo a visitare: niente di particolarmente esaltante.
Curiosi soltanto i finti cassettoni sulla volta e la finta cupola con Padre Eterno che invia l’Arcangelo Gabriele alla Vergine, opera di Leandro Marconi che ha curato la riedificazione della chiesa a fine Settecento.
Infine un salto al teatro Bonci, che vede spesso i trionfi dell’amico Agostino Babbi, che oltre al lavoro che svolge quotidianamente, si concede il privilegio di essere un musicista; purtroppo era visitabile solo il foyer.
Ormai è sera, Agostino termina il lavoro e assieme andiamo a cenare in un locale molto carino, il castello di Diegaro dove mi sono concesso una delle migliori pizze mangiate negli ultimi anni.
Serata davvero piacevole che scivola via velocemente, guardando le centinaia di foto della tournée di Agostino negli States.
Domani mi attende Ravenna.
Cesena, 23 marzo 2017, memoria di San Turibio de Mogrovejo