A Malta, è successo il disastro, mentre fotografavo (che novità vero?) all’interno dell’armeria nel palazzo del Gran Maestro: mi sono caduti gli occhiali ed una lente si è spezzata.
Evento antipatico a dir poco ma che non mi ha turbato più di tanto; ho continuato il residuo (era l’ultimo giorno) di vacanza senza farmene un problema ed ecco che spunta la parola magica: problema.
Ne ho fatto già cenno (problem solver) ma oggi ne parlo secondo un altro punto di vista: farsene un problema è un’occupazione cui consegue quella di risolverlo.
Occupazione che potrebbe essere la stessa che angustiava Adamo ed Eva dopo che erano decaduti da un altro genere di lavoro ed infatti subentra un sudore della fronte che denota una fatica prima inesistente.
Decadimento cioè caduta da un regime ad un altro regime (non caduta in basso ma passaggio da un regime di libertà ad una dittatura); c’è una buona notizia in questo: è possibile un lavoro di restauro (ora per allora).
La rottura degli occhiali avrebbe potuto, come normalmente mi succede, diventare un problema e ciò avrebbe turbato il mio pensiero per un certo tempo; per una volta non mi sono dedicato al lavoro di considerare la cosa come un problema.
Anche la mia ben nota ritrosia ad uscire la sera è frutto di un problema, cioè di un pensiero che si è insinuato ed ha prodotto risultati che ora è possibile giudicare e correggere.