Stoccolma 27-29 maggio 2010
Toccata e fuga, come al solito; da solo: Agostino, questa volta, ha deciso di abbandonare nonostante la prenotazione…
Per superare l’ansia che sempre mi prende prima di partire, ho prenotato online sia il biglietto del bus che trasferisce dall’aeroporto di Skavsta al centro di Stoccolma (www.flygbussarna.se/ ), così pure la Stockholmcard (525 SEK per 48 ore http://beta.stockholmtown.com/it/). Parto da Rimini e arrivo in questo piccolo aeroporto svedese, dopo un piacevole viaggio in compagnia di hostess che sembra vogliano concorrere a non so quale campionato internazionale di acconciature “old style”: tutte (anche quelle del ritorno, maschi esclusi) ma proprio tutte avevano i capelli raccolti dietro, chi facendone una sorta di banana, chi una fontana o un fungo, insomma molto particolari tutte quante e che mi ricordavano molto le donne dei paesi dell’est, un po’ retrò.
Subito mi dirigo al bus in attesa che in 80 minuti mi conduce al cityterminalen; da lì alla Sergels Torg sono giusto due passi e altri due per arrivare all’Ufficio del Turismo in Hamngatan 27 dove ritiro la tessera che mi permetterà di utilizzare ogni mezzo pubblico di Stoccolma gratuitamente senza limitazioni e che offre pure l’accesso ad un numero elevato di musei, anche in questo caso gratuitamente.
Inauguro subito la tessera (che va esibita ad ogni ingresso in metropolitana) per andare all’albergo: 1790 SEK circa per due notti: avete mai pensato di dormire avvolti da un caldo piumone e svegliarvi al sorgere del sole guardando il verde degli alberi ed il mare in una fresca mattina in Scandinavia? (mi ricorda molto una pubblicità di parecchi anni fa).
Bene tutto questo è quanto non avreste mai potuto fare nella mia camera d’albergo situata al piano terra di una sterminata fila di camere senza finestre (da buon italiano ho pensato alle cantine condonate di tanti nostri condomini) peraltro con una strana numerazione che non vi spiego perchè ancora devo capirla io (le stanze avevano numero progressivo fino ad un certo punto poi, improvvisamente, si aveva uno scarto con altri numeri in progressione, salvo tornare poi a riprendere la numerazione però stavolta, almeno sul mio lato, coi soli numeri pari).
Appena entrato, comunque, mi chiedono come mi chiamo e come voglio pagare (temevano ripensamenti? coi prezzi di Stoccolma non c’è da nutrire questo genere di timori); la camera è davvero piccola ma non è questo a turbarmi (mica ci devo tenere un banchetto nuziale) ma la mancanza di finestra… mi sarebbe piaciuto vedere fuori almeno per sapere se c’è un sole spaccapietre o un diluvio scrosciante); altra cosa poco incoraggiante è il lavandino: così piccolo da non riuscire a sciacquarmici le mani.
L’ultima difficoltà è stata quella di capire come avere acqua calda e come fare la doccia: c’era uno strano aggeggino sul lavandino che ho capito che tirandolo usciva acqua dalla doccia ma non sono riuscito a bloccarlo per far in modo di avere acqua corrente continua. La cosa mitica, però, è stata la nottata: svegliatomi alcune volte, sentivo il russare (smorzato, per carità) del mio vicino di stanza… fortunatamente anche lui era da solo quindi non ho corso il rischio di essere disturbato da colloqui a tarda ora; infine il collegamento wireless funzionava? none.
Bene, torniamo alle amenità del luogo: depositato il sobrio bagaglio mi sono spostato verso il centro non prima, però, di avere fatto una visita a quella che ho scoperto essere la Cattedrale cattolica di Stoccolma (direi che i cattolici qui contano davvero poco) e che io avevo scambiato per una chiesa domenicana perchè avevo letto male la targa all’ingresso: Katolska DomKyrkan; l’ho privilegiata perchè a due passi dall’albergo e non sia mai che io mi lasci sfuggire una chiesa in un paese sconosciuto.
La Katolska DomKyrkan non è citata da nessuna parte nelle guide ed ora ho capito il perchè: non c’è nulla di significativo da vedere, artisticamente parlando. Dalla Cattedrale cattolica a Gamla Stan, il cuore storico della città dove ho avuto agio di aggirarmi tra le stradine, tutte carine, non lo nego, ma niente di straordinario: debbo dire che non è sbocciato l’amore tra me e questa città.
La Cattedrale (luterana), Storkyrkan, manco m’ero accorto che ci fosse (scherzo), non voglio fare l’antiecumenico e il politicamente scorretto quindi non per polemica lo dico ma mi è sembrava una semplice chiesa (parlo dell’esterno) come tante altre, nè più nè meno. Il castello, Kungliga Slottet, oltre a essere imponente, non è nulla di eccezionale, insomma, tutto è gradevole, l’insieme è piacevole ma niente mi emoziona sul serio. Le nozze reali incombono e quindi tutto viene messo in ordine e ripulito ma mi pare che anche la quotidianità sia fatta di ordine, pulizia, sobrietà, qualità che non mi dispiacciono, al contrario, tuttavia non ci ho colto quei punti di eccellenza che danno un carattere di indimenticabilità.
Giratomi tutta Gamla Stan mi sposto anche a Sodermalm ma il discorso non cambia: tanto bel verde, tanta acqua, un cielo variabilissimo, con alternanze di uno splendido (e caldo) sole e nuvoloni scuri, gonfi di pioggia, minacciosi di chissà quali diluvi e che, invece, si sono limitati (grazie al cielo) a poche gocce ogni tanto.
Ho presenziato anche ad un piccolo cambio della guardia (quello importante è alle 12.15 dei giorni feriali e alle 13.15 la domenica) di cui alcune cose mi hanno colpito: le guardie ho avuto la sensazione che siano più di rappresentanza che di sostanza, di entrambi i sessi, con gli occhiali (bleah), giovanissimi e sopratutto bassetti.
La mia idea degli svedesi alti e biondi ha subito un duro colpo guardando questa guardie; le donne poi erano davvero bruttarelle: la divisa non le aiuta affatto.
Il giorno successivo mi sono dedicato agli interni: la Cattedrale, che stavolta mi è piaciuta, il palazzo reale bello come tutti i palazzi reali che ho visto (e in parte chiuso per il royal wedding); molto bella, invece, a mio modesto parere la Riddarholmskyrkan ove sono custodite le spoglie di numerosi monarchi svedesi; carina anche la raccolta di marmi antichi, nel Gustav III Antikmuseum, sempre all’interno del palazzo reale, col famoso – e davvero meritevole – Endimione dormiente (un uomo nudo sdraiato, come pare andasse di moda scolpire ai tempi dell’imperatore Adriano).
Una parola in più voglio spenderla per il piccolo museo, Skattkammaren, sempre nel castello, ove sono raccolte le insegne reali: scettri, spade e corone mi sono piaciute come poco altro, che sia il mio animo di fanciullo che osserva incantato lo splendore che accompagna il sovrano? In fondo in fondo credo di essere monarchico…
Da qui sono transitato direttamente al National Museet e poi al Moderna Museet: certamente hanno delle buone raccolte di opere ma, ancora una volta, nulla di straordinario; ho anche saltato il pranzo (non mi fa male lo so) per vedere tutto e ne sono ben contento, tuttavia niente di paragonabile con il Prado o la collezione Thyssen Bornemisza o i musei romani, fiorentini, National Gallery ecc ecc.
Anche in questo caso l’idea che mi sono fatto è quella di buone raccolte, con bei pezzi ma senza capolavori assoluti (non che voglia disprezzare Rembrandt o Van Gogh, Giacometti, Munch, un po’ di impressionisti, Cranach il vecchio … e tanti altri).
Altra tappa immancabile nella visita a Stoccolma è il Vasa museet dov’è esposto il vascello del XVII secolo affondato durante il viaggio inaugurale: bello, interessante vedere le dimensioni colossali della nave, una curiosità sicuramente da apprezzare.
Dopo tanto stare all’interno, mi sono concesso una pausa in esterni, prima girando a vuoto su un battello (ne avevo persi due in precedenza, sempre per non più di 45 secondi), che ha cambiato la disposizione delle fermate senza avvisarmi, poi spostandomi in uno dei luoghi considerati patrimonio dell’umanità, il famosissimo ed impronunciabile, Skogskyrkogarden, ovvero il cimitero nel bosco: che dire? è un posto davvero bellissimo, pieno di verde e collinette, alberi frondosi e spazi morbidi e delicati.
Come mi faceva notare il carissimo Roberto Mastri, questo tipo di cimiteri segnala l’incipiente avanzamento di una laicizzazione che dimentica del tutto la Resurrezione, da rimeditare certamente; resta il fatto che il luogo è bellissimo mentre non mi trovano concordi i giudizi entusiastici sulle cappelle e il crematorio (insignificanti); semplice e molto apprezzabile la tomba della grandissima Greta Garbo.
All’ingresso del cimitero ho avuto uno straordinario colloquio, all’inizio in inglese, con un signore francese, che stava raccogliendo funghi (volevo sapere se fosse previsto un orario di chiusura; nonostante la bellezza non avrei gradito restare chiuso dentro); la mia mentalità di latino si opponeva all’idea che uno potesse raccogliere tranquillamente funghi nel bel prato a lato della collina della meditazione, così come mi lascia sconcertato che la gente ci passi in bicicletta come se passasse per il parco pubblico… sarò antiquato io e ne sono ben contento.
Ho concluso la giornata visitando all’esterno lo Stadthuset che avrò occasione di vedere il giorno successivo anche all’interno: mi è piaciuta molto l’idea di un salone, davvero grande, tutto in mosaico; molti riferimenti all’arte e alla storia italiana si ritrovano in questa città (patrimonio culturale che abbiamo disperso nel corso dei secoli). Dopo la visita dell’esterno dello Stadthuset ho fatto un giro nei dintorni e mi sono imbattuto nella sede della Polizia di Stoccolma: vi risparmio la crisi depressiva che mi ha colpito al vedere la grandiosità dell’edificio; si capisce che qui la polizia è considerata… non aggiungo altro.
Dopo la visita guidata in inglese allo Stadshuset, di cui non ho capito assolutamente nada de nada e anche meno, ho pensato di fare un tentativo per visitare il Millesgarden ma, una volta giunto a Ropsten e visti gli orari dei bus, ho deciso di rinunciare per timore di perdere il collegamento aeroportuale per il ritorno; sono tornato allora in città per andare alla ricerca della tomba di un famoso filosofo, Cartesio, che la guida mi segnalava essere in un piccolo cimitero adiacente alla Adolffredrikskyrka.
L’ho cercata con ostinazione, guardando una per una tutte le tombe accessibili. Ho consultato pure un custode che prima mi ha detto che il filosofo era sepolto in un cimitero protestante lì vicino e poi mi dato pure una mappa del cimitero, ma della tomba nessuna traccia.
Ho trovato, in compenso, la tomba del famoso statista Olof Palme. Nel tragitto verso il Cityterminalen mi sono pure imbattuto in una pattuglia di soldati in mimetica e mitra che faceva, credo, delle esercitazioni … buffo per essere in città; pochi minuti prima, invece, una pattuglia di poliziotti ha controllato un ubriaco? barbone? non so bene cosa fosse: certo è che i poliziotti qui non scherzano; hanno delle facce che incutono timore e mi sembrano molto decisi, senza fronzoli; questi due, uomo e donna, hanno “perquisito” assieme il tipo, verificando che non fosse armato o munito di strumenti atti ad offendere.
Se in Italia la Polizia facesse quello che hanno fatto loro, minimo avremmo una settimana di polemiche sui giornali: la privacy e i poliziotti sono stati rudi e il poverino non aveva fatto niente e bisogna pure che campino, sono vittime della società e hanno esagerato e si sentono tutti Rambo …. e vuoi non trovare qualche solerte avvocato che si presta a fargli da soccorritore e qualche politico che … ah dimenticavo pure i sindacalisti (ne ricordo uno a Rimini tempo fa).
C’è un lato ironico in tutto questo: la Svezia è un paese civile dal quale abbiamo solo che da imparare; a Stoccolma non ho trovato un’auto parcheggiata male, danno la precedenza ai pedoni, non passano col rosso … ancora una volta ne traggo l’impressione che la civiltà è fuggita dall’Italia anni orsono (volevo scrivere secoli). Basta fare i melanconici moralisti.
Al mio ritorno ho saputo da quella fonte di scienza che è il mai abbastanza lodato Roberto Mastri (che assieme a Gabriele Trivelloni è uno dei tesori che ho scoperto facendo l’università e le cui amicizie han valso, per me, come l’intero corso di studi) che Cartesio è stato traslato a Parigi, hai voglia cercarlo a Stoccolma.
Conclusa la mia breve vacanza me ne torno all’aeroporto dove ho occasione di fare amicizia con un gruppo di corvi che sono venuti a nutrirsi delle mie patatine alla cipolla (loro non hanno problemi di alito), praticamente dalle mie mani, cosa che non mi era mai successa con uccelli simili. Ricordo i passerotti a Madrid, ma i corvi mai avrei detto che fossero così impertinenti da avvicinarsi ad una distanza assolutamente irrisoria.
Chiudo con un’impressione generale e puramente estetica degli abitanti di Stoccolma: premesso che sono sempre stati tutti molto gentili, al bisogno, cioè quando ho chiesto una informazione sono sempre stati disponibili e gentili; confesso che non ho mai visto tanta bella gente come qui.
Le donne, che io pensavo alte e bionde con gli occhi azzurri, in realtà sono sia bionde che more ma, di certo, bellissime: non tutte com’è ovvio, ma molte sono davvero straordinariamente belle e gli uomini hanno dei volti così dolci che mi ispirano una grande simpatia; segnalo una costante che avevo già notato a Vienna e che qui ha raggiunto percentuali quasi bulgare (98 %): non c’è coppia con figlio che non veda il babbo spingere il passeggino, è sempre l’uomo che lo spinge, la donna solo in due casi, di cui uno dubbio (sulla nazionalità).
Insomma impressione generale positiva, salvo il costo della vita e l’albergo: da visitare sicuramente anche se, ribadisco, non è scoppiato l’amore … ma ora mi aspetta Siviglia
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