Dopo un periodo non dei migliori, con qualche problema di stomaco e di mal di gola, ieri ho gettato il cuore oltre l’ostacolo ed ho deciso di concedermi un piccolo lusso: un’escursione a Bobbio.
L’abbazia di Bobbio è molto famosa, dedicata al Santo fondatore, San Colombano.
Ho invitato la mia cara amica Daniela detta Dadà e siamo partiti alla volta del paese piacentino.
Bel paese, ben tenuto, con palazzi decisamente belli e ben conservati: non tutto è rose e fiori però; la chiesa di San Francesco, con l’annesso monastero è chiusa ed in stato di abbandono, il che è un autentico peccato per un gioiellino incastonato tra gli Appennini.
Ci sono pure il teatro e le carceri mandamentali: piccola ma ben attrezzata.
Due le cose che mi hanno particolarmente interessato: l’abbazia, motivo del mio viaggio ed il ponte (conosciuto come ponte vecchio o ponte gobbo o ponte del diavolo).
Dell’abbazia mi è piaciuto tutto: l’interno con le volte sobrie ed eleganti ma soprattutto la cripta col bestiario, i mesi, la storia dei Maccabei e le figure allegoriche, il sepolcro del santo.
L’ingresso reca la scritta: “terribilis est locus iste”, citazione dal libro della Genesi, 28, 17.
Cito il contesto, che mi sembra, assai interessante:
“Viditque in somnio scalam stantem super terram et cacumen illius tangens caelum, angelos quoque Dei ascendentes et descendentes per eam et Dominum innixum scalae dicentem sibi: Ego sum Dominus, Deus Abraham patris tui et Deus Isaac. Terram, in qua dormis, tibi dabo et semini tuo.
Eritque semen tuum quasi pulvis terrae; dilataberis ad occidentem et orientem et septentrionem et meridiem; et benedicentur in te et in semine tuo cunctae tribus terrae.
Et ecce, ego tecum sum et custodiam te, quocumque perrexeris, et reducam te in terram hanc; nec dimittam te, nisi complevero quae dixi tibi ”.
Cumque evigilasset Iacob de somno, ait: “ Vere Dominus est in loco isto, et ego nesciebam ”.
Pavensque: “ Quam terribilis est, inquit, locus iste! Non est hic aliud nisi domus Dei et porta caeli”.
Surgens ergo Iacob mane tulit lapidem, quem supposuerat capiti suo, et erexit in titulum fundens oleum desuper. Appellavitque nomen loci illius Bethel; prius autem urbs vocabatur Luza.”
La traduzione (come il testo latino citati dal sito del Vaticano): “Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa.
Ecco il Signore gli stava davanti e disse: “Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza.
La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra.
Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t’ho detto”.
Allora Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: “Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo”.
Ebbe timore e disse: “Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo”.
Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità.” Gen, 28, 12-19.
E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si chiamava Luz.”
Giacobbe ha timore del Signore, l’esperienza che ha vissuto lo ha spaventato, nonostante la promessa che il Signore gli fa, perchè nell’antico testamento il Signore fa paura, suscita timore reverenziale. Giacobbe individua un luogo sacro, la casa di Dio, come qualcosa di diverso dall’ordinario, dal quotidiano (a somiglianza del roveto ardente di Mosè).
Questo spazio sacro “trattiene” Giacobbe nell’antica alleanza, nonostante la straordinaria promessa di cui è destinatario; Gesù rivoluziona questo pensiero, compiendo la promessa: Egli diventa la porta che permette il rapporto col Signore, non esiste lo spazio sacro, tutto è a portata di mano del pensiero di ciascun individuo, all’interno di un rapporto di sovranità e profitto (Ecco io sono con te…).
Tornando a Bobbio, suggestivo il ponte, con le arcate irregolari: un paese che merita sicuramente una visita.
La compagnia, poi, sempre piacevole di una vecchia amica, condisce tutto di ulteriore gradevolezza: ne avevo davvero bisogno anche se oggi ho pagato già tutto con gli interessi.