Dopo l’incidente liturgico di Natale, stavolta è toccato al parroco rendere “indimenticabile” la celebrazione dell’Epifania: ad inizio della santa Messa si è lanciato in una prosaica versione italiana di “Adeste fideles” che ha miseramente concluso interrompendo una strofa di cui ha sbagliato praticamente tutto.
Nonostante questo inciampo musicale tutto è filato liscio fino all’omelia quando ci ha sbalordito con una domanda cui non avevo mai effettivamente dedicato attenzione: “che fine ha fatto la stella cometa?”, ovviamente dopo avere accompagnato, anzi guidato, i Re Magi a Betlemme.
Legittima domanda cui anche la chiesa ha prestato attenzione, essendo da sempre interessata alla storicità dell’evento “nascita di Gesù”; vi si sono dedicati gli astronomi per stabilire quale evento potesse essere identificato con la stella di cui parla l’evangelista Matteo.
Occorre per prima cosa sgombrare un equivoco che ci deriva da Giotto; il celeberrimo pittore fu testimone del passaggio della cometa di Halley, nel 1301; la straordinarietà di questo evento fece sì che nella Cappella degli Scrovegni fece la sua comparsa, per la prima volta nella storia, una stella cometa.
Matteo non parla di comete ma di una stella e la cometa di Halley sappiamo che passò vicino alla terra nel 12 a.C. quindi un po’ troppo in anticipo.
Siamo ormai anche certi che Dionigi il piccolo, il monaco che determinò l’anno di nascita di Gesù commise un errore, di poco conto, qualche anno, ma errore ci fu e Gesù non nacque nell’anno 1 a. C.
Sappiamo anche che negli anni 7-6 a.C. ci fu una grande congiunzione astrale tra i pianeti di Giove e Saturno, nel segno dei pesci.
La stella, infine, è un simbolo messianico, legata, nella Bibbia, a Davide, secondo la profezia che troviamo nel libro dei Numeri, cap. 24-17:
17 Video eum, sed non modo;
intueor illum, sed non prope.
Oritur stella ex Iacob,
et consurgit virga de Israel;
et percutit tempora Moab
et verticem omnium filiorum Seth.
[17] Io lo vedo, ma non ora,
io lo contemplo, ma non da vicino:
Una stella spunta da Giacobbe
e uno scettro sorge da Israele,
spezza le tempie di Moab
e il cranio dei figli di Set.
Questo legame con Davide non è esclusivo perché alcuni pensatori ebrei, prima della nascita di Gesù, associano la stella al Messia, identificazione che verrà ripresa da Origene ed Ireneo.
Una questione terribilmente seria, come serissimi sono i Magi che rendono omaggio ad un Bambino che è tutto fuorché lil povero bambinello di cui spesso si parla a sproposito nelle storie natalizie: qui si parla di sovranità, non di miseria.
Il nostro buon parroco, invece, ha imboccato una strada alternativa e per rispondere alla domanda su dove sia finita la stella cometa, senza attendere quella che avrebbe meritato (“e chissene …”) ha propinato una storia che ho poi rintracciato in rete.
Un racconto breve di un suo confratello salesiano, tal don Bruno Ferrero, che racconta della scomparsa della stella e della successiva ricomparsa sulla fronte delle persone di buona volontà.
Niente a che vedere con la sovranità, il che non è buona cosa ma ci abbiamo ormai fatto il callo.
Santa Epifania a tutti e ciascuno.
Parma, 6 gennaio 2025, solennità dell’Epifania