Le chiavi d’oro

Le chiavi sono da sempre un oggetto delle vita quotidiana, simbolo di accesso a qualcosa di chiuso, inibito, vietato, dunque un simbolo di libertà.

La mia storia culturale mi richiama subito all’attenzione le chiavi più famose del mondo, quelle d’oro e d’argento, decussate e invertite, le chiavi di san Pietro, che compaiono negli stemmi dei romani pontefici e della Città del Vaticano.

Dal sito vaticano cito: “Quella d’oro, a destra, allude al potere sul regno dei cieli, quella d’argento, a sinistra, indica l’autorità spirituale del papato in terra.  I congegni sono il alto, ovvero verso il cielo e le impugnature in basso, ovvero nelle mani del Vicario di Cristo.  Il cordone con fiocchi che unisce le impugnature allude al legame dei due poteri.

Ecco comparire una chiave d’oro, oggetto molto prezioso, non di uso comune, che è la protagonista di questo post.

Ho scoperto, infatti, che nella boccaccesca vicenda che ha dato inizio ai tormenti, non ancora terminati, degli ultimi ministri della cultura, compare anche una chiave d’oro.

Che uno si chiede cosa abbia a che fare una chiave d’oro col ministero della cultura, ebbene c’entra eccome perché il sindaco di Pompei, da quel che ho letto sul Corriere della Sera, in quota PD (poi uscitone ignoro se per sua scelta o per decisione altrui), ne avrebbe fatto dono prima al ministro della cultura Dario Franceschini, suo sodale di partito, poi al ministro Genny Sangiuliano che sodale di partito proprio non era.

Chiavi della città di Pompei, la cui consegna, richiamandosi al medioevo delle città fortificate, conferisce un particolare apprezzamento da parte della comunità per il destinatario poiché gli conferisce, seppur simbolicamente, la facoltà di accedere alla città in qualsiasi momento (quindi anche quando la notte le porte erano chiuse)

Due croci d’oro, di valore diciamo significativo, si parla di 12.000 €.

Quel che mi ha molto colpito sono il valore ed i destinatari.

Il valore, perché è risaputo che ai dipendenti pubblici è fatto divieto di accettare regali se non di modico valore che normalmente viene individuato in150 euro; ho scoperto che i ministri, invece, sono soggetti a diversa normativa, il DPCM 20/12/2007  (non ho trovato indicazioni sulla sua eventuale abrogazione per cui a questo mi riferisco), che prevede il tetto di 300 euro per i regali di rappresentanza.

Quelli di valore superiore devono, in alternativa, essere destinati alle sedi ufficiali o di rappresentanza e quindi restano nella disponibilità dell’amministrazione oppure devono essere destinati dal Presidente del Consiglio e dai Ministri per iniziative aventi finalità umanitarie, caritatevoli, di assistenza e beneficenza.

Riassumendo: o sono oggetti che valga la pena esporre ed allora vanno destinati a quell’uso oppure vanno riutilizzati per attività umanitarie di vario genere.

C’è un però: se l’oggetto è concupito dal ministro ricevente, gli è riconosciuta la facoltà di liquidare all’amministrazione la differenza tra i 300 euro ed il suo valore effettivo.

Un ultimo però, le onorificenze, cito l’articolo 3 del DPCM: “Sono esclusi dal presente provvedimento gli oggetti che si riferiscano a decorazioni o insegne o distinzioni onorifiche o cavalleresche o di benemerenza attribuiti da Sovrani, Capi di Stato, Governi o da altri soggetti che, in ambito internazionale, godano di prerogative analoghe a quelle di un Sovrano, di un Capo di Stato o di un Governo, nonché le insegne onorifiche nazionali concesse dallo Stato italiano ad autorità italiane o straniere”.

MI chiederete il perché di questa noiosa dissertazione, ma è presto detto:

c’è un sindaco che decide di donare le chiavi della città ad un ministro (e poi ripetere la donazione ad un altro ministro).

Ora mi chiedo se sia possibile che il sindaco ignori la normativa vigente in materia di doni di rappresentanza e se la ignora lui non c’è proprio nessuno nel comune da lui amministrato che gli ponga la questione?

Ammetto di essere moralista (e anche peggio) ma che senso ha spendere più di 10.000 euro per omaggiare un pubblico dipendente? Peraltro ben sapendo che, visto l’importo, quell’oggetto dovrà finire negli uffici del ministero o destinato ad attività benefiche.

Insomma spesa di soldi pubblici in favore di un rappresentante di un ministero che, in quanto ente pubblico, di quell’oggetto deve o inventarsi un riutilizzo “commemorativo” o destinarlo a scopi benefici.

Mi sembra un paradosso, un corto circuito ad opera di personaggi che forse non sono all’altezza dei ruoli istituzionali che occupano.

Non entro poi nel merito di quel che i due ministri hanno fatto, di sicuro entrambi sono stati perlomeno negligenti o, come si direbbe al bar “ci hanno dormito sopra”, il che non è rassicurante visti gli alti incarichi che hanno occupato o che occupano tuttora.

Resto in sconfortata attesa di servitori delle istituzioni, che abbiano coscienza del ruolo che sono chiamati ad occupare.

Parma, 27 ottobre 2024, memoria di sant’Evaristo, papa

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.