Oggi in treno, mezzo di trasporto che adorerei se fosse decente: l’andata è stata accompagnata da un rumore di sottofondo che fastidioso è dir poco; il ritorno, a parte i 10 minuti di ritardo, è stato un po’ meglio, sebbene funestato da una compagnia non proprio piacevole.
Una depressa professoressa di italiano ed una vulcanica signora ligure mi hanno frantumato i timpani con sciocchezze di vario tipo: la professoressa, da cristiana (lo ha detto lei), si preoccupa che i ragazzi studino con serenità, mentre l’altra pensava che fossi anch’io professore (di lettere o di “artistica”, forse aiutata dalla rivista che avevo tra le mani) ma non di matematica, non ne avevo proprio la faccia. Entrambe hanno convenuto che avevo, comunque, l’aspetto del professore; non ho svelato loro il mistero.
Ho, invece, scoperto che anche la ex ministra Idem è favorevole a sopprimere le definizioni di padre e madre nella modulistica scolastica; anche genitore a e b sarebbe inadeguata perchè lascerebbe intendere una classifica.
Il problema mi appassiona, chissà che risolvendolo, non riesca ad avere, chessò, il laticlavio (ah no Napolitano mi sa che ha esaurito i posti dei senatori a vita), un posto da giudice costituzionale (temo esauriti anche quelli), un Nobel, una laurea honoris causa, una via a me intestata, una lapide: all’inventore del genitore ignoto.
Ma sì, ecco l’idea: chiamiamoli entrambi N.N., poi ognuno ci metta quello che preferisce, così il ragazzo potrebbe scegliere se scrivere prima i dati di un genitore (magari quello preferito) e poi quelli dell’altro. Si risolverebbe così anche il problema della posizione perchè se i genitori (poi genitori mi sembra una parola già discriminatoria) non vengono contrassegnati da una lettera o da un numero, tuttavia sono da individuare comunque nel modulo ed il rischio è di scrivere prima uno e poi l’altro (e che, sono il figlio della serva – ma si può ancora dire? – che vengo dopo un altro) oppure uno sopra e uno sotto (io nella vita non sono mai stato sotto a nessuno, mi consenta).
Ovviamente con riserva per le quote rosa (in attesa di qualche altra quota varia ed eventuale) che sennò discriminiamo le donne; quanto agli stranieri a risolvere il problema sta lavorando l’altra punta di diamante del governo Letta, il ministro per l’integrazione sociale o qualcosa del genere (si dovrebbe immagino dire ministra ma, scusate, mi fa proprio politicamente non apprezzamento).
Avverto l’urgenza di affrontare una simile questione e ridarei il ministero alla Idem: non si può sprecare tanta intelligenza politica, in momenti così cruciali per l’Italia, che dico, per l’umanità.
E poi sai che rialzo del PIL con tutti i moduli da ristampare: lavoro agli operatori ecologici per recuperare tutta la vecchia modulistica, e tanto lavoro per le stamperie per predisporre i nuovi e corsi di formazione per insegnare ai burocrati come compilare.
E non dimentichiamo i corsi con lo psicologo ai docenti perchè se il pargolo ne combina una un po’ grossa che gli si dice? “domani vieni accompagnato da…”
Insomma vedo dietro l’angolo un rilancio dell’economia e tutto merito della mia invenzione.