reminescenze viennesi

214 parco_VigelandStasera, dopo una giornata trascorsa tra compiti vari (verbi, avverbi, aggettivi, riproduzione cellulare e fotosintesi), mentre lavavo i piatti mi è tornato alla mente il primo viaggio che feci a Vienna, con l’IPA di Riccione. In particolare il privilegio che ci venne concesso, di visitare il loro sacrario, una sorta di altare della patria, di cui ricordo il clima austero di silenzio e rispetto e le lastre con i nomi di battaglie.

Non so perchè mi sia venuto in mente questo particolare ma  questo mi suggeriva l’idea che i popoli hanno necessità di luoghi da considerare sacri ed inviolabili, custodi di memorie identitarie, che hanno a che fare, normalmente, con battaglie campali.

Si ricordano, indistintamente, eroi ignoti o pavidi burattini non importa, coloro che hanno versato il sangue per la patria: l’unità è data da sangue e sofferenza.

Ogni paese ha un milite ignoto da onorare, un sacrario da custodire, testimonianze di guerre che, grazie al cielo, furono.

Concepisco la guerra esclusivamente in funzione difensiva: chi è ingiustamente attaccato ha il diritto di difendersi; altre motivazioni di guerra sono ingiustificabili (l’idea di usare la guerra per esportare la democrazia abbiamo visto che effetti ha comportato).

Ma anche come soluzione difensiva è inefficiente perchè fissa ad un nemico, chiudendo l’orizzonte a possibili soluzioni alternative.

La “guerra” al Berlusca nè è una metafora, de noantri ma  utile a mostrare come l’uno e gli altri si sono e si sostengono a vicenda (il destino dell’uomo più odiato dalla sinistra, sta spaccando la sinistra stessa): il rischio è il cimitero di guerra, per tutti.

Mentre scrivo queste quattro cose mi torna la voglia di viaggiare: voglio organizzare qualcosa per i prossimi mesi, se riesco.

Curiosamente stanno assieme cupi pensieri e desiderio di andare a visitare nuovi luoghi; in realtà so benissimo che non ci saranno novità significative, l’uomo risolve, male, le sue difficoltà, a qualunque latitudine, tuttavia l’idea di vedere posti nuovi mi accarezza come l’illusione che esista un posto dove sia facile vivere.

La terra ove scorrono latte e miele non è altrove.

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